Per questo suo primo album Libera Velo ha deciso di tenersi ben stretto il percorso musicale che l’ha vista crescere sotto l’ala protettiva dei 24 Grana, ai quali ha dato la forza, in 3 album in studio, nonché in diversi live, di una voce leggera che toccava corde jazzistiche (canto che la Velo ha studiato) ma che sapeva mutare a seconda delle esigenze.
Uno scambio perenne che continua anche in Riffa, questo esordio solista della cantante della Pignasecca (quartiere di Napoli, ndd), che vede la produzione artistica di Renato Minale, batterista dei 24 Grana, che cura anche la parte elettronica, la chitarra di Antonio Alfano, il basso di Alessandro Belloccio e della collaborazione in studio di Giuseppe Fontanella, altro 24, e che inaugura le uscite della Octopus Records.
Un album che entra direttamente tra le esperienze del cantautorato femminile nostrano, mescolando quelle che sono le proprie radici partenopee, al folk, al pop e soprattutto all’elettronica, ripercorrendo le linee guida che hanno portato il sound partenopeo alla ribalta nazionale e internazionale.
Forte della voce che caratterizza fortissimamente questo Riffa, Libera preferisce non fare del napoletano la lingua madre dell’album, ma ne mantiene l’inflessione per caratterizzarlo, e si apre a spagnolo (La llorona) e inglese (We dance in a baton charge, Virginal trips), cercando spazi per aprirsi il più possibile al mondo.
Osserva il mondo e le sue storture, omaggia Peppino Impastato, con la dedica alla madre, mastica sonorità calde avvicinandosi al cantato di Meg (altra paladina del cantautorato partenopeo fuori dai nostri confini) in Skifato, e a quello di Ginevra di Marco, con la quale divide la passione per i canti tradizionali, scaldando il cuore quando si butta nel ritornello che non t’aspetti di Purga. Si avvale della voce di Francesco Di Bella, che firma anche il testo di Momenti Rilassanti, e raggiunge il picco in Sottile Piacere, procedendo naturalmente con Pallida, sequel perfetto.
Nella rabbia (‘a rraggia) di Mura antiche ritrova il napoletano, mentre in Ballata Felix si odono richiami al Sudamerica .
Un album che si lascia ascoltare volentieri, che sa variare ritmo senza snaturarsi, ma che ha comunque ampie possibilità di svilupparsi, essendo questo, pensiamo, solo il primo passo di un percorso che Libera Velo ha appena cominciato.
Autore: Francesco Raiola