Nato a Sebastopol, in California, Rafter Roberts ha esplorato tutti i percorsi geografici e musicali delle grandi capitali americane, da New York a San Francisco a San Diego fino a Los Angeles, collaborando con la nuova scena musicale che di volta in volta incontrava sul suo cammino, da Fiery Furnaces a Black Heart Procession a Sufjan Stevens a Hot Snakes e molti altri ancora.
Il risultato di tutte queste esperienze è Music for Total Chickens, un concept-work di 18 velocissimi pezzi, piccole schegge di ottima musica che spazia dall’elettronica, alla sperimentazione, alla psichedelia, senza mai dimenticare, come invece spesso succede a chi si lascia andare alla ricerca, la melodia e l’armonia di fondo. Non è certo musica per tutti i palati: gli interventi, le destrutturazioni, le originali scelte sonore e strumentali, le sperimentazioni sono tante e a volte non sempre piazzate al punto giusto, ma Rafter sa mantenere il timone dritto verso la rotta della non esagerazione.
Invenzioni melodiche ve ne sono a ogni pezzo, o meglio, ogni pezzo (mediamente della durata di non più di due minuti) è un’invenzione: l’album è un insieme di mini-rapsodie frenetiche ma contemporaneamente delicate e godibilissime, in cui l’ascoltatore può spaziare in condizioni di totale benessere emotivo, e può godere di chitarre acustiche, tastiere, sintetizzatori, ritmi inediti di batteria, mescolati a rumori artefatti o presi dal quotidiano.
Insomma, un autentico puzzle ben composto e ben orchestrato, il cui unico difetto forse è quello di non riuscire a trovare una sintesi, una linea comune. Rapsodie sono, e tali restano dal primo all’ultimo pezzo.
Autore: Francesco Postiglione