Dunque ecco di nuovo gli Uzeda. Il Gruppo noise rock siciliano lo avevamo dato per disperso, sia perchè l’ultimo lavoro discografico – il breve ma tagliente ‘Different Section Wires – risale al lontano 1998, sia perchè Giovanna Cacciola (voce), Agostino Tilotta (chitarra), Raffaele Gulisano (basso) e Davide Olivieri (batteria) per 4 anni non si sono neanche esibiti dal vivo.
Aggiungi che Giovanna e Agostino (coppia anche nella vita) coltivano dal 2001 un ben avviato progetto musicale italoamericano – i fenomenali Bellini, avvistati in Febbraio con un buon secondo disco sull’americana Temporary Residence – ed ecco che non sembrava probabile rivedere questa piccola leggenda indipendente italiana che in 16 anni ha suonato, credo, in qualunque centro sociale d’Italia, nonchè in mezza Europa e Stati Uniti: difficile non parlare di loro come degli antenati di Red Warm’s Farm e One Dimensional Man.
Anche su questo ‘Stella’, sesto disco in carriera, al mixer c’è il fan numero uno degli Uzeda: Steve Albini, volato dagli Stati Uniti qui nel nostro Paese per assistere il gruppo ed ottenere i proverbiali suoni ferrosi , secchi, nervosi che è capace di tirar fuori dai pochi musicisti che apprezza – gli Uzeda sono certamente nel numero – ed ai quali concede i suoi servizi.
‘Stella’ è, nel complesso, l’episodio più potente ascoltato finora dal quartetto, simile ai loro emicranici concerti e tuttavia spurio da coraggiose sperimentazioni; il meglio prodotto della serie, inoltre, malgrado non presenti assolutamente alcuna novità nell’alchimia musicale della band, e di ciò magari gioiranno i fan storici.
Raffaele ed Agostino fanno un lavoro pazzesco sulle corde elettriche (Agostino, secondo me, vale un Lee Ranaldo…) ricalcando le orme di Shellac o Acid Scratch, mentre la tigre Giovanna mormora mansueta o ruggisce come un’ossessa (‘This Heat’) da sembrare quasi Kim Deal dei bei tempi andati di ‘Sister’.
Dunque fanno centro un’altra volta, gli Uzeda, e spicca anche qualche composizione da circoletto rosso: ‘This Heat’ è un blues lento, disturbato e vigoroso che, già dal titolo e dal testo – forse velatamente centrati sulle sensazioni che danno certi stupefacenti – si pone come vetta del disco assieme al siderurgico rock’n’roll ‘Steam Rain & other Stuff’ che chiude il disco.
Che bello, infine, vedere la sagoma stilizzata di Sicilia, Calabria e Basilicata sulla copertina di un disco Touch & Go…
Autore: Fausto Turi