Si consolida il sound destrutturato e psicotico dei Sedia che, sempre con Fabio Magistrali in consolle e distribuiti dalla Wallace, danno alle stampe il loro secondo lavoro, dopo l’ottimo omonimo esordio di due anni fa. Se nel precedente erano ancora in cerca di una strada e dove c’erano tante idee da mettere a fuoco, in “The even times” si dirigono sui territori battuti da quello schizoide di Les Claypool con i suoi Primus. Tuttavia, il legame con il trio californiano è un solo un richiamo ed un vago punto di riferimento, in quanto i Sedia continuano a dilettarsi nel destrutturare i suoni, traducendo negli strumenti le varie nevrosi ed ossessioni. Si ostinano a non cantare e a dare il giusto risalto ai tre strumenti che si alternano equamente tanto nelle parti ritmiche, quanto in quelle in assolo. Un’altra polarità che emerge è quella tra le nevrosi di cui si è fatto cenno e momenti più riflessivi. Insomma ascoltando “The even times” torna alla mente “Il seme della follia” il fantastico film di David Cronemberg nel quale si fa un viaggio nella follia. La completezza di questi sette brani sta proprio nel passaggio dalla maniacalità alla depressione, elementi con cui inevitabilmente tutti facciamo i conti. E’ un lavoro molto complesso ed intrigante, in quanto ad ogni ascolto si scoprono cose nuove, come spunti di post-rock, ma anche di hardcore o post-hardcore, fino a sonorità free-jazz.
Autore: Vittorio Lannutti