Netti nelle strutture e lineari nelle composizioni. La voce è nascosta tra i rami di un sound potente. Ogni pezzo è una storia dritta che scorre lenta, come un fiume abbandonato in una calma apparente prima di una piena che sembra nell’aria. Al quarto minuto di “La quiete della fine” (il terzo brano) parte forse una delle fasi più interessanti dell’album: un assolo di chitarra allucinato che lascia perplessi. L’intro di “Cenere” (il quarto brano) è reso come se la traccia arrivasse da un vecchio grammofono abbandonato in cantina. Il pezzo poi esplode ed è il primo in cui la voce emerge limpida, dominando su tutta la struttura sonora fino a raggiungere un grado di disperazione e di aggressività molto vicino a quello degli Afterhours. Un ottimo lavoro del basso. Un rock puro diretto al petto. Ripartenze veloci si stemperano come aborti spontanei. “Nel Sole” , il pezzo che da il nome all’album, ricorda i “Queens of The Stone Age”. Reef di chitarra scandito dal martello pneumatico delle bacchette di una batteria che affonda ogni “quattro” con una scarica turbolenta. Un Emo-Core, quello dei La Pelle, che relegato alla qualità del supporto digitale non si lascia apprezzara a pieno. Tecnicamente molto validi, delle “bestie” da palco probabilmente. “Mente di Polvere”, l’ultimo brano, è un’epopea distorta. Sembra terminare con uno strascico sonoro di oltre due minuti quando d’un tratto riprende fuoco ed esplode nuovamente. L’ultimo abbaglio acustico che mette il sigillo definitivo ad un album intenso e cesellato nei dettagli.
Autore: Stefano Ferraro