Il duo di Seattle composto dal talentuoso chitarrista/cantante Ben Bridwell e dal bassista Mat Brooke – entrambi ex Carissa’s Wierd: discreto gruppo pop orchestrale ormai discioltosi – esordisce su Sub Pop con questo disco di 37 minuti dal quale balza subito all’attenzione la navigata esperienza nelle fasi di scrittura e produzione di Ben e Mat, e la genuina passione verso l’indie pop venato di folk music che la loro etichetta, che 18 anni fa lanciò i Nirvana ora nuovamente tra le più famose per la musica giovane, ha ormai scelto come suo principale target.
Ed in effetti i Band of Horses condividono un’ideale percorso ad esempio con i colleghi Rogue Wave (anch’essi su Sub Pop, con un secondo disco pubblicato nell’autunno passato): musica college-oriented ben poggiata sulla voce calda e coinvolgente del leader, suono che impasta acustico/elettrico con alternanza di episodi folk, a conferma dell’amore grande così per il loro idolo Sam Beam ed i suoi Iron & Wine, il muro di suono di Phil Spector, certi barocchismi di Brian Wilson, e pop rock a metà strada tra Rem, Guided by Voices, Soul Asylum, Stone Roses e Yuppie Flu.
Li trovo acerbi semmai nella loro adesione tout-court al modello indie anni 90 del basso profilo, del lirismo sconsolato e dell’abbigliamento casalingo, ma apprezzo la scelta di discostarsi dal new folk nudo e crudo dando voce anche alle chitarre elettriche.
In queste settimane i Band of Horses sono impegnati in una tournèe attraverso la West Coast, ed i componenti del gruppo sono divenuti cinque; se azzeccano un buon singolo e un videoclip, e con un po’ di malizia in più, potrebbero decollare; altrimenti resteranno nel mare infinito delle rock band discrete.
Autore: Fausto Turi