Si rassegnino una volta per tutte, i fan della prima ora. I Belle and Sebastian non sono più, e non potranno mai più essere, i ragazzini timidi e puri di “Tiger milk” e “If you’re feeling sinister”.
Del resto neanche voi siete le stesse persone di dieci anni fa, giusto? Perché allora pretendere che questi (non più tanto) ragazzi continuino imperterriti ad inseguire volpi nei boschi innevati e a cantare la angosce da cameretta di Mary Jo (…sitting alone drinking tea, she just got home…).
Si è parlato di “perdita dell’innocenza”, sono stati accusati di aver ceduto alle lusinghe del mercato e del suono “mainstream” (Tony Hoffer, già produttore di Beck, Grandaddy, Supergrass, Turin Brakes, Air…). In effetti i B&S sono semplicemente cresciuti, allontanandosi progressivamente dalle melodie in bassa fedeltà dal retrogusto “bucolico” degli esordi, per percorrere la strada di un pop raffinato e curato, levigato (e si, senza dubbio, un tantino “patinato”) e arrangiato con grande cura dei particolari.
“The life pursuit”, il nuovo lavoro, saltella tra (soliti) toni malinconici e vivaci canzoni tutte da ballare, smania “vintage” e tentazioni easy listening.
E’ un disco fatto di spassose canzoncine spudoratamente retrò (“We are the sleepyheads”), echi funk-soul (“Song for the sunshine”), melodie irresistibili (“Another sunny day”, la frizzante “For the price of a cup of tea”, l’ottima “The blues are still blue”), ballad dolce-amare in perfetto stile Belle and Sebastian (“Dress up in you”), spruzzatine 70’s (“Sukie in the graveyard”), ma anche momenti in cui l’ispirazione onestamente sembra scarseggiare (“To be myself completely”, “Act of the apostle II”, “Mornington Crescent”).
Il risultato supera abbondantemente la sufficienza. Il problema è che da Stuart Murdoch e compagni, senza dubbio tra gli angeli “salvatori” del pop di qualità (o no?), ci sentiamo legittimati ad aspettarci di più…
Autore: Daniele Lama