Di fronte al catalogo della !K7 credo che si siano ormai delineati due schieramenti ben precisi: da un lato i detrattori convinti che rimproverano all’etichetta tedesca di essersi arenata in produzioni patinate e poco coraggiose attente fin troppo ai dati di vendita, dall’altro lato i sostenitori più affezionati che invece sottolineano come le uscite con il marchio !K7 siano sempre state sinonimo di qualità ed abbiano contribuito nel tempo a rimodellare e rivitalizzare sonorità altrimenti a rischio di standardizzazione.
Il secondo disco del duo tedesco Boozoo Bajou (il loro esordio “Satta uscì nel 2001 per la Stereo Deluxe) non è certo la release che potrà far cambiar giudizio a denigratori ed aficionados della !K7, ma anzi li renderà ancora più convinti nelle proprie posizioni: “Dust my broom” non presenta davvero niente di rivoluzionario – il solito album downbeat si potrebbe dire – eppure in termini di produzione e mood generale ha quel qualcosa in più che lo rende ascolto preferibile a molte delle cose riconducibili nella stessa area. In “Dust my broom” sembra funzionare tutto: anche i pezzi strumentali, che effettivamente suonano piuttosto canonici con i loro languori in bassa battuta a base di dub, bossanova e nu-jazz, appaiono funzionali al risultato complessivo conferendo ulteriore luce ai sei brani cantati. Sono questi a rappresentare la vera spina dorsale del disco anche in virtù di diverse collaborazioni importanti, alcune inaspettate come quelle con l’istituzione della musica country Tony Joe White e con i blues-singers Wayne Martin e Ben Weaver (applausi per il suo timbro pastoso protagonista di “Way down”), altre più ovvie – date le vibrazioni dei Boozoo Bajou – come quelle con l’mc Top Cat (il ragga-beat di “Killer”) e con la voce Motown di Willie Hutch (morto questo 19 settembre all’età di 61 anni: le soffici cadenze di “Treat me” valgono a ricordarlo). A sbaragliare la concorrenza degli altri ospiti ci pensano comunque il reggae-man U-Brown insieme all’emergente vocalist neozelandese Joe Dukie: porta la loro firma il pezzo più bello della raccolta (“Take it slow”) grazie ad un delizioso duetto reggae-soul!
E allora, terminato l’ascolto di “Dust my broom”, in favore di chi la risolviamo la diatriba tra detrattori e sostenitori della !K7? Io mi schiererei senz’altro a fianco dei secondi: per tutti gli amanti dell’elettronica “contaminata” che cercano dischi di buon livello capaci di “intrattenere” (dote nient’affatto secondaria), la sosta in casa della !K7 continua innegabilmente ad essere tappa obbligata.
Autore: Guido Gambacorta