Polistrumentista, arrangiatore e compositore, Vittorio Demarin grazie al collettivo Madcap da alle stampe questo album che è un assemblaggio di suoni più o meno riusciti e più o meno compatibili tra loro. Va oltre la sperimentazioni ed il crossover, Demarin, che in 52 minuti, divisi in dieci brani, non sembra seguire un filo conduttore, ma è tutto confuso e schizoide. L’Almanacco Moderno, infatti, raccoglie ben 126 nastri suonati dal nostro uomo, inseriti nel motore mangianastro di E. Shappire, apparecchio del 1977, pensato inizialmente come giocattolo, ma poi ritirato perché ritenuto tossico, capace di contenere 150 nastri audio. Il risultato di questo lavoro, in realtà è soltanto la metà di una colonna sonora di un film ad episodi in produzione presso la Gomma Workshop.
In questi dieci brani se c’è molta varietà è anche vero che si respira un’aria profondamente mittle-europea, Demarin, infatti, spazia dal progressive di stampo PFM, primi anni ’70 di “My heart the spoon”, alle traversie che deve affrontare il pop sinfonico in “500 metri di torte”, al succedersi di pop britannico e folk francese di “Nuovi algoritmi sovietici”, passando per il flebile folk celtico di “Mangiabambini”. Se questi sono i brani dove si è riusciti a definire sprazzi di suoni, in altri a farla da padrone è la confusione mentale più totale, come nelle vibrazioni tanto care a David Thomas di “Gertrud” o al gracchiare waitsiano della conclusiva”Print”. Un lavoro difficilmente collocabile e digeribile, anche per chi si diletta con le sperimentazioni di casa Wallace.
Autore: Vittorio Lannutti