Dalla Danimarca arriva il debut album dei Printer, band dedita a sonorità anni ’80, basate maggiormente su un sapiente uso dell’elettronica quanto dei sintetizzatori. ‘Don’t Expect’ è un pezzo gelido, sorretto da una linea di basso minimalista ed altrettanto profonda nell’assestare colpi al cervello. Niente di nuovo certo, l’eredità dei Radiohead di ‘Kid A’ è palese nelle aperture vocali e nelle atmosfere gelide e minimaliste. Come palese è il richiamo ai Cure nel pezzo successivo, ‘Oh Yeah’, che prende le vocalità tipiche della cult band inglese mentre la base elettronica sembra estrapolata dai primi Depeche Mode. Spudorati copioni allora? No, il tutto è assimilato e suonato in modo tale da non apparire sfacciato ma semplicemente ‘chiaro’. Da citare per bellezza le centrali ‘Erase By The Swans’ e ‘SingSong’, prettamente sinth pop e da ascoltare a letto prima di addormentarsi. Un buon compositore deve anche essere in grado di creare un mood attraverso la musica e loro ci riescono in pieno.
Tutto il disco è avvolto da un alone di mistero che si esplica attraverso brani strutturalmente semplici ed in cui emerge la voce camaleontica del singer. Meno riusciti i pezzi più pop come ‘NightClub’ e ‘American Dream’, in questo caso troppo ammiccanti. In conclusione, un ottimo lavoro per questi danesi che riescono a regalarci non poche emozioni.
Autore: Andrea Belfiore