La serie Dj Kicks riparte proprio da là dove l’avevamo lasciata con il volume dei The Glimmers, in territori electro confinanti sia con la disco music che con la new wave. E anche geograficamente ci dobbiamo spostare di poco per fare conoscenza dell’intestatario della nuova raccolta: dal Belgio della coppia Mo Becha e David Fouquaert ci trasferiamo in Norvegia, a Bergen, dove ha sede il quartier generale di Annie – al secolo Anne Lilia Berge-Strand – dj-woman che riceve l’onore della vetrina Dj Kicks dopo aver esordito lo scorso anno con un proprio lavoro intitolato “Anniemal”. Un disco di debutto da noi passato pressoché inosservato, almeno così ricordo se scorro mentalmente le recensioni da me lette negli ultimi 12 mesi sulle nostre riviste specializzate e sui più importanti siti italiani di informazione musicale, e che invece Pitchfork.com non ha mancato di recensire, assegnando addirittura un 8.8 a quello che viene definito un misto eccitante di electro-pop, UK garage e acid house opera di un’artista dipinta come un incrocio tra Kylie Minogue e Missy Elliott, con qualità ulteriore aggiunta in fase di produzione da Torbjørn Brundtland dei concittadini Röyksopp e da Timo Kaukolampi dei finlandesi Opl:Bastards.
Non essendomi confrontato con “Anniemal”, è da questo Dj Kicks che proviene interamente il mio giudizio sull’estetica musicale di Annie, sicuramente folgorata dal suono di New York City (Alan Vega, Liquid Liquid, ESG) e con un’idea di “electro-pop” che non esclude varianti decisamente scansonate e fanciullesche (lo dimostrano brani come “Rabbit pushing mover” di Toy e “Lady bug” di Bumblebee Unlimited).
Affiancata ancora da Timo Kaukolampi, Annie svolge bene il proprio compito, intelligente nell’inserire diversi nomi poco noti e brava nel piazzare almeno tre-quattro momenti clou: il blues acido di “Jukebox babe” a firma Alan Vega, un’elettrizzante versione remixata di “Nanny Nanny Boo Boo” de Le Tigre, un altro ottimo remix per gli spasmi rock dei canadesi Death From Above 1979 (nome da tenere d’occhio!) e direi pure “Geared up” di Brundtland and Therson, house squadrata dalla quale fuoriesce inattesa una flebile voce femminile.
La tracklist, arricchita da due pezzi inediti di Annie (ancora electro-pop…), purtroppo perde un po’ di giri nel finale, dove i brani di Gucci Crew II, MU e Datarock hanno il solo merito di allungare di 11 minuti la compilation mantenendone inalterato il mood generale.
Autore: Guido Gambacorta