“Il miglior fottuto spettacolo rap”. Ne siamo sicuri? Ad aumentare il convincimento dei diretti interessati si aggiunge anche la copertina (orrenda, a onor del vero) in stile, appunto, da locandina di spettacolo – compatibilmente all’estetica esplosivamente graffitistica dell’hip hop. I “diretti interessati”, per la – doverosa – cronaca – sono rispettivamente l’MC dei Cannibal Ox e un professionista del djing/producing, metà del duo High & Mighty nonché titolare della Eastern Conference.
L’accoppiata si annuncia propriamente come “bella”. I Cannibal Ox, solitamente “residenti” sulla Definitive Jux di El-P, si sono fatti strada col marchio ideale i Black Sabbath del genere, a suon di basi cupe, lente, attestate su basse tonalità, doom-rap (mutatis mutandis) senza tema di smentita. Il che è proprio ciò con cui il disco si apre, una intro/title-track modellata su una rilettura minimal-narcolettica del Jimi Hendrix “vocale”. Roba tutt’altro che rassicurante, ma è proprio la fotografia dell’allucinato scenario metropolitano dei “peggio quartieri” (neri, of course) della Big Apple che Vast e i Cannibal Ox intendevano ritrarre nelle loro sonorizzazioni da attualità nera (qui nel senso di “criminale”) su pellicola. Hardcore impietoso verso qualunque sfaccettatura “divertente” l’hip hop possa assumere, altro che gangsta rap con collane, baseball cap e xl-size addosso.
D’altra parte lo avevano annunciato: spettacolo rap, sì, ma ben “fottuto”. Un tunnel da incubo in cui si è costretti a brancolare nel buio e a far occhio su dove si poggiano i piedi, se va bene è merda, altrimenti è una mina. Un tunnel che prende luce da pochi spiragli – pochi ma ci sono: ‘The Workover’ fa uso di tenui backing vocals al femminile (per gli uomini dell’hip hop di strada sono un must, per truci che siano), ‘Buck 50 Express’ si concede ad archi e chitarra in wah wah, ‘Aire Maestro’ è impronte exotiche di polpastrelli sul giradischi, ‘Off the Board’ è la chiusura “riconciliatoria” che nessuno ha voglia di negare. Resta un’aria sinistra ad aleggiare su tutto il disco. C’è da guardarsi le spalle, ad ogni angolo, in questa “fottuta” New York City…
Autore: Bob Villani