Anni fa gli Abarthjour Floreale, in considerazione anche del loro status di gruppo “unsigned”, seppero sorprendermi e deliziarmi. Molisani ma di stanza a Pisa, regalarono alle mie orecchie una ventina di minuti di buone idee musicali, indirizzate su versanti tanto dark quanto noise, ma con un certo “progressivismo” nella struttura dei brani (ok, tenete presente che all’epoca, e parlo all’incirca del 1998, dicevo molte più cazzate di oggi). Desta altrettanto stupore che, passati 4 anni, gli AF siano ancora in quel “limbo discografico” in cui brancolavano allora, ancora in cerca di esser traghettati verso l’agognato contratto che, se non è sinonimo automatico di successo, è almeno il primo passo per cominciare.
Il sound di allora è rimasto, seppur piuttosto ammorbidito. Anna Finori ha deciso di non graffiare più con la sua voce, drammatica ma moderata nel convogliare verso di noi i chiaroscuri chitarristici del suo bandmate Matteo Ciarlante. Resta un certo immaginario e una certa estetica “iper-reale”, quasi fantasy, roba da “i sogni (o forse, più appropriatamente, gli incubi) prima di tutto”. Avverto poca incisività, o forse è il marasma degli ascolti che dai tempi del vecchio demo si sono più o meno decuplicati. Me li auguro ancora con qualche label, ma faccio fatica a rinvenire i segni che “Entartete Musik” ha lasciato su di me.
Autore: Roberto Villani