Se le canta e se le suona (quasi) da sola Scout Niblett. Complice il crescente consenso ottenuto dai suoi precedenti lavori (in particolare “I Am” del 2003), la polistrumentista inglese (oltre che cantante, ella armeggia con discreta padronanza, chitarra, pianoforte e batteria) ritorna a far parlare di se, mettendo mano al terzo capitolo della sua discografia. Anche Steve Albini si è accorto del indubbio talento della ragazza di Nottingham, aiutandola a registrare il disco presso i suoi Eletrical Audio Studio di Chicago. E mai connubio fu più azzeccato. La Niblett è una di quelle autrici che non necessita di grossi artifici per le sue creazioni. Anzi, l’essenzialità sonora che le ha costruito attorno Albini, altro non fa che acuire i contrasti su cui sono concepiti i quindici episodi di
“Kidnapped By Neptune”. Prendiamo l’iniziale “Hot To Death”. Il brano si apre con un semplice combinazione di arpeggio di chitarra e voce, trasformandosi, a lungo andare, in un orgia di distorsioni disperate. Concettualmente, diciamo che siamo dalle parti di Pj Harvey, epoca “Dry” o “Rid Of Me” (anche lì, c’era sempre il buon Steve per lo mezzo). A seconda dei casi, le parti di questo gioco chiaroscurale si intrecciano (“Hip Hop New One”) o seguono un percorso retto (l’intimistica “This City”) oppure deviano completamente (il malinconico pianoforte che sottintende “This City”). Ci sono buoni motivi, in sostanza, perché anche voi vi facciate “rapire da Nettuno”. Parola di Scout!
Autore: LucaMauro Assante