E’ sempre interessante ascoltare i dischi underground che ci giungono dal Giappone, e anche se spesso snobbiamo l’estremo oriente, la gente di quelle parti piano piano – grazie anche all’innata attitudine a perfezionare e rimandare al mittente a peso d’oro le sciocchezze dozzinali che noi proviamo a vendergli o imporgli – ci dà delle sonore lezioni un po’ in tutti i campi: dal commercio allo sport (persino nel calcio, talvolta…) all’arte, e fin qui niente di nuovo.
‘Think Other Wise’ è il disco d’esordio di un quartetto della città nipponica di Nagoya – che esce però sull’italianissima Akom, etichetta rodigina, attenta a guardare anche così lontano – attivo già da molti anni e dedito ad un trash metal sicuramente scolastico ma anche onesto. Ho detto “metal” e davanti ai vostri occhi staranno scorrendo le immagini più ovvie della seconda metà degli anni 80, periodo d’oro di questo genere di musica: i capelloni ossigenati con la permanente, i jeans strappati, il giubbotto di pelle borchiato con le spalline (aaaargh!), il tatuaggio skull’n’crossbones, i ray-ban, la bandana stars’n’stripes e gli stivali, ma per loro fortuna gli Sliter dalle foto promozionali sembrano ragazzi normalissimi e vestono con la semplice t-shirt nera, del resto andiamo… siamo nel 2005!, e poi non ditemi che sono molto più coerenti i moderni paladini del nu-metal firmati Adidas, fatemi il piacere!
Il cantante, chitarrista e leader fondatore You Adachi ha una buona scrittura sia per quanto riguarda le musiche sia per i testi fortemente pacifisti (si lo sò… un gruppo metal pacifista è un ossimoro, ma vogliamo smetterla con i clichè?… dicevo che siamo nel 2005!, e in oltre c’è in corso una guerra in Iraq alla quale il Giappone sta partecipando esattamente quanto noi, e questo agli Sliter non va proprio giù); la sua voce tuttavia non ha estensione sufficiente e così alla lunga stanca un po’; l’attitudine della band è chiaramente europea, direi, e del resto accanto alla carica ritmica trash (‘Trash Out’, ‘The Prevention of Crime’) fanno talvolta da sponda le linee di chitarra virtuosa stile Iron Maiden. Le aperture prog metal sono frequentissime e rappresentano – non credevo che avrei mai scritto una cosa del genere, dal momento che io il prog metal lo detesto – i momenti più trascinanti dell’album: ascoltate ‘Magic of Music’ e ‘Ready’ ad esempio, e non abbiate paura: nessuna traccia di interminabili duelli di tastiere, piuttosto due chitarre ben affilate che duettano.
Nei centri sociali italiani un tempo c’erano moltissimi gruppi che suonavano questa roba (alcuni non incisero mai nulla ma valevano tranquillamente quanto gli Sliter, sul serio…), poi il grunge e le posse fecero piazza pulita; dubito che ora come ora il quartetto giapponese abbia le carte in regola per farsi valere in occidente, ma sono sicuro che presto qui da noi la moda recupererà anche il vecchio metal, è solo questione di tempo e magari allora gli Sliter saranno cresciuti ulteriormente e ci faranno un culo così a tutti: tanto, come dicevo all’inizio, i giapponesi piano piano ci fregano sempre…
Autore: Fausto Turi