Sam Beam – in arte Iron & Wine – non riesco a fare a meno di pensarlo seduto su una vecchia sedia a dondolo, chitarra acustica (o meglio ancora: banjo) in mano, che suona sulla veranda della sua piccola casetta, ammirando il tramonto che avvolge le terre sconfinate e deserte che gli si parano dinnanzi.
Una certa iconografia da film americano – e la sua barba folta – me lo farebbero immaginare con fucile appoggiato al muro, camiciona di flanella e bretelle ciondolanti dai pantaloni. Ma sarebbe francamente troppo.
Fantasie a parte, nella musica di Iron & Wine si respira l’aria di un America lontana dalle metropoli scintillanti e caotiche che siamo abituati a vedere in TV o al cinema. L’America “altra”, dove i ritmi sono rallentati e la vita segue ancora i tempi della natura. Quella fatta di persone vere e tradizioni vivissime.
In questo nuovo EP, Beam aggiunge piccoli ma preziosi nuovi tasselli al suo discorso musicale: pur rimanendo sostanzialmente “minimali” e spartane, le sue ballad folk si arricchiscono di nuovi strumenti e nuove tonalità. Il ritmo del vivace country-rock di “Freedom hangs like heaven”, ad esempio, suona abbastanza ”nuovo” per il nostro, così come – per chi conosce i suoi lavori precedenti – costituisce una piacevole sorpresa la chitarra distorta in “Evening on the round (Lilith’s song)”.
Il mini cd, che consta di sei pezzi, tutti di altissimo livello, segue in qualche modo la linea tracciata dall’ultimo LP, “Our endless numbered days”, presentandoci un songwriter più che mai motivato a scrollarsi di dosso l’etichetta di autore di “canzoni da cameretta”. Sembra che la musica di Beam, per quanto ancora intima e confidenziale nell’essenza, stia uscendo lentamente dal guscio costituito dal personalissimo microcosmo del suo autore.
Autore: Daniele Lama