Alla luce del sole, ora, ci sono davvero. Grazie a questa ristampa della Sub Pop, brava a non farsi scappare quello che, nel mondo parallelo della musica altra, sta diventando un fenomeno mediatico. Pubblicato per la prima volta in poche copie nel 2003, “Out of the Shadow” è il regalo di Natale da fare a chi ama il pop. Zach Schwartz scrive canzoni. Lo fa con lo spirito di chi è nato e cresciuto a San Francisco, di chi ha amato quei quattro ragazzi barbuti che attraversavano una nota strada di Londra e oggi impazzisce per Elliott Smith ed Enon. Poi le impacchetta e le porta con sè a New York, dove trova una nuova vita e nuovi bandmates. La cosa funziona, e il gruppo viene invitato a suonare da spalla in diversi live acts (Super Furry Animals, Shins), meritandosi l’esposizione che varrà loro il contratto con la Sub Pop.
La loro è musica frutto dell’attitudine a curiosare fra folk e rock leggero, musica sognante, senza pretese. Quando citano Badly Drawn Boy (‘Be Kind – Remind’), al quale dovrebbe essere dedicato l’album, quando infilano un ritornello per il quale Brian Wilson farebbe carte false (‘Seasick on Land’, e se non è un atto d’amore per i bagnini della California questo…), quando rubano ai Nirvana l’attacco di ‘About a Girl’ (‘Nourishment Nation’), tutto sa di west coast e anni ’90, frullato a cento all’ora e pronto per l’uso.
A tratti affiora la “sindrome di N.A.M.”, quella che attanaglia i giovani artisti dalle melodie malinconiche (‘Postage Stamp World’), ma è solo un attimo, uno spicchio d’ombra che offusca una giornata assolata. Altrove a prevalere è la sensazione che al tutto avrebbe giovato una produzione più attenta, che spazzasse via certe imperfezioni di fondo (‘Falcon Settles Me’), ma forse è meglio che tutto suoni proprio così, come se l’album fosse un demo. Probabilmente non diventeranno artisti di successo, ma di culto sì. E con quella copertina alla Beavis and Butthead, poi…
Autore: Andrea Romito