Ma sentiteli, come funkeggiano, i Q And Not U! “Wonderful people”, il brano d’apertura, vi farà saltare dalla sedia col suo groove impertinente: ritmo e synth sparatissimi, chitarre nervose e falsetti a go-go. E vogliamo parlare di “Wet work”? Un ritornello che sembra rubato a Prince (si, a Prince!), e ancora tanta voglia di farvi muovere il culetto con il loro incandescente disco-punk. In “Beautiful beats” si spingono ancora oltre, infilandoci addirittura una cassa dritta marcatamente dancefloor-oriented. “X-Polynation” mescola spigolosità punk (siamo pur sempre in ambito Dischord!), ritmo in levare e fischietti (?!) impazziti. “7 Daughters” combina il post-hardcore psicotico dei loro esordi con pesanti linee di synth, chiaro influsso dei due El Guapo – Rafael Cohen e Pete Cafarella – al banco di regia (la band ha registrato nell’home-studio new yorkese dei loro compagni d’etichetta). “Throw back your head” rallenta il ritmo, e richiama alla mente i Blonde Redhead, anche se loro un flautino così sbilenco penso non oserebbero mai usarlo.
“Power” suona molto più vivace e vario del precedente, sbiadito “Different damage”, e probabilmente ancor più eccitante del meraviglioso album d’esordio (“No kill No beep beep”, 2000).
L’aria di New York, più frizzante che mai ultimamente, non poteva che far del bene ai ragazzi di Washington.
Autore: Daniele Lama