La prima considerazione è che questa band ha alla batteria un certo Bill Stevenson, basterebbe questo per destare una certa curiosità. Ma il bello viene all’ascolto della prima traccia: Rollins meet All, impossibile render meglio l’idea. Feeling a manetta, voce ottima, suono che pesca dalla banda di Rollins con un’innegabile presenza legata a Stevenson “orco” buono che pesta le pelli per sconosciuti del calibro di Descendents e All. Il disco è intenso come pochi e scorre via velocissimo. La titletrack è la ‘summa’ perfetta di tutto il lavoro e paga pesante pegno alle influenze sopra evidenziate. E nonostante l’impatto, l’ascolto non è così agevole distratto com’è dalle parabole tempistiche imposte da big Bill che dirige ogni singolo pezzo tra i saliscendi che vanno da “grattugia” punk a “melodia” californiana. In un periodo di uscite men che mediocri questo “To the nines” è un raggio di luce.
Autore: Andrea Raiola