Dopo il sette pollici “At Sixes and Sevens” ed una manciata di singoli per compilations di diverse label esce il primo full-length per i Bugs sulla ‘Happy Happy Birthday To Me Records’ (che bel nome per una pop label, dà soddisfazione scriverlo per esteso). La bio allegata al cd, per allinearsi al nome della band, esagera in metafore entomologiche: “ la band si forma negli acquitirini paludosi di Gainsville, Florida e come un’invasione di locuste si insedia sui fertili campi musicali di Athens, Georgia. Il loro primo album è un gospel di benvenuto ad una nuova era in cui le formiche prendono il posto degli uomini e questi ultimi sono costretti a lavorare per assicurare ingenti stock di zucchero(!!!)…”. Cazzate insomma. Di vero invece c’è un gran bel southern-pop di tastiere scintillanti, chitarre jangle e voce nasale, malata al punto giusto per il ‘taglio pop’. Io direi Camper Van Beethoven. Qualche collega americano invece dice Evan Dando (Lemonheads) che in una cosmologia pop ci può (e forse deve) stare tutto. Musica molto immediata ma buona, come pane e burro, che permette a quella capacità intrinseca di certo pop, la semplicità, di poter parlare in modo cristallino (e condividere con altri milioni di creature) del dolore di un cuore che si spezza, dello sconforto derivante dal disagio del quotidiano, delle piccole gioie nascoste nel cinismo e dei piccoli orrori nascosti nell’amore.
Autore: A.Giulio Magliulo