Due dischi raccolta – Clàssico e Da Hora -, parecchie orchestrine su vinile in cerca d’autore, 12 più 11 tracce. Eppure io continuo a sentire solo “Serrado” di Djavan, track number 5. Un pezzo, quello che dà il ritmo a questa recensione, pubblicato dalla EMI brazileira nell’anno di grazia 1978, allorquando le sonorità pauliste facevano già sognare buona porzione del mondo civile protoglobalizzato. Una bella goduria “Serrado”, da strascicare negli altoparlanti – pappapapapà – mentre si cucinano seppioline, su terrazze arrossate da soli violetti di tiepida nostalgia. Pappapapà.
Ok, Gilles Peterson ha scelto per noi anche l’evocante “Tenha fè pois amanha um lindo dia vai nascer”, un titolo che canta da solo (e potrebbe trattarsi di un lunghissimo vaff…in portoghese), supportato dai suoi putipù ineducati. Ok, ok, Peterson, anni e anni (vent’anni) di esperienza londinese nella selezione musicale (si ricordano di lui al leggendario Jazz Room), avrà anche messo in fondo al sacco del “Disco Classico” una perla acid swing come lo schiaffeggiante “Imprevisto” scritto da Luis Carlos Vinhas e stagionato – addirittura – quarant’anni. Va bene, mi rendo conto che anche il flauto cornuto (nel senso del dio Pan) di “Nana”, 1964, non può essere ignorato dalle nostre giunture svogliatamente dancing, puro com’è di tradizione pura (e la neolounge artefatta e liberty ringrazia).
Ci vogliamo dimenticare “Nem vem que nao tem”, già colonna sonora di “City of God”? No, certo, ma, insisto, io ascolto solo il pezzo di Djavan. Eccolo che riprincipia, ricco come una macedonia apparecchiata in casa del fruttarolo, felicemente retrò come uno schiaffone di Bud Spencer, disteso lungo, netto, come le gambe di Igor Cassina ad Atene.
Poi comincia il secondo disco, quello moderno/izzante. Canta Otto, l’enfant prodige della new generation indie brasiliana; monta il beat jazzato di Patricia Marx; avanza la cassa dritta con tromba fanatica nel mixaggio di Robust Horns; fomenta un’electrobatucada rimembrante i dribbling di Zico che sembra arrangiata da Piero Piccioni e che è invece del duo Cesar Mariano e Cia, attualizzata da Heavy Usker. Passi anche la drum’n’bass allungata di Drumagik e di Dj Marky.
Non fa però in tempo a finire l’ultimo pezzo della seconda collezione che devo rimettere subito la ormai nostra “Serrado”. E si ricomincia. Pappapapappà.
Autore: Sandro Chetta