Finita l’avventura con i Cocteau Twins, Robin Guthrie non è certo rimasto con le mani in mano. Fondata, insieme all’ex compagno d’avventura Simon Raymonde, l’etichetta Bella Union, il musicista inglese ha aspettato il 2000 per dare vita ad un nuovo gruppo, i Violet Indiana, in compagnia della cantante Siobhan De Mare. Dopo “Roulette”(2001) e la raccolta di singoli “Casino”(2002), tocca ora a “Russian Doll” il compito di rimpinguare la discografia del duo britannico. La trasognante formula che caratterizzava i precedenti lavori è rimasta, bene o male, la stessa. Anche stavolta sono le ballate il fulcro principale dell’intero disco. Mentre Guthrie costruisce ipnotici riff di chitarra, la De Mare crea delle melodie vocali altrettanto evocative. In questo senso vanno analizzate canzoni come “Never Enough” o “Innocent” ed, in generale, il tono dell’album prosegue su questa scia. Magari ci sono pure delle piccole eccezioni, vedi l’andamento trip hop di “Quelque Jour” che pare riportare direttamente ai bei tempi dei Lamb ma, come si diceva prima, trattasi di episodi estemporanei. Nel complesso “Russian Doll” conferma che il percorso artistico intrapreso dai Violet Indiana, pur nella sua validità, ha ancora bisogno di essere rifinito.
Autore: LucaMauro Assante