Credevamo di sapere già molte cose sulla roots music dei bianchi d’America, e invece, come nel monopoli, in prigione senza passare dal via. Mai sentito parlare di Takoma guitar-style? Beh, non si finisce mai di apprendere ciò che gli storici di musica, prima che la stampa, hanno affibbiato nei decenni alle molteplici espressioni sonore del bipede intelligente.
Quanto alla musica, però, qualcosa era già giunto alle orecchie. Ricordate l’effetto-miraggio di quelle slide-guitar in “My Own Private Idaho” di Gus Van Sant? Provavamo a definirlo country, grossolanamente, sapendo benissimo che non era la stessa cosa. Un elemento di identificazione c’è: un marcato utilizzo dello slide per la chitarra, tale da creare quel sound sottile e pulito, quasi psichedelico, che si insinua nel padiglione auricolare mentre sembra subdolamente mandarti in bambola. Mancava una denominazione specifica, e scopriamo che c’è (sempre che sia necessaria): Takoma guitar-style, appunto, dal nome dell’etichetta che nei decenni scorsi era un punto di riferimento per uno sparuto manipolo di chitarristi della zona del Mid-Atlantic che amava immergere la propria creatività nel contesto rurale dell’est degli States di circa un secolo fa.
Per Jack Rose però – già membro dei Pelt – non esistono solo John Fahey e Robbie Basho (e il suo indiretto discepolo tedesco – ebbene sì – Steffen “Basho”-Junghans). Le esplorazioni di questo CD (che raccoglie, ristampandoli, i primi due ellepì solisti di Rose) attingono sia dal blues dei primordi (‘Dark Was the Night, Cold Was the Ground’ è di Blind Willie Johnson), sia dal ragtime (su esplicito “mandato testamentario” di tale Dr. Chattanooga Red, da lui emblematicamente assistito in punto di morte), sia dalle fascinazioni esotiche della musica indiana (una buona metà dei brani di “Two Originals of…” si configurano infatti come lunghi e ipnotici raga chitarristici, con tanto di tampura in ‘Yaman Blues’), secondo un pattern che, per quanto proiettato in suoni “tradizionali”, insegue anche velleità sperimentatorie.
Come pure, quanto a tecnica utilizzata, la slide lascia spesso il posto a un più canonico finger-picking, da cui sprizzano quei timidi arpeggi che dalle campagne ai piedi degli Appalachi possono assurgere a colonna sonora per le escursioni introspettive dell’ordinary man d’ogni dove: me, voi chiunque in questo momento cerchi nella musica motivo di quiete.
Autore: Bob Villani