“Cough” è il disco con cui i Black Eyes, una delle più belle realtà recenti di casa Dischord, si congedano dalle scene. Un addio fragoroso, disordinato e conturbante. Un disco scuro, scurissimo, costruito su stratificazioni apparentemente (?) caotiche, con le “solite” geometrie spigolose di scuola Fugazi (dietro al banco mixer c’è un certo Ian MacKaye, tra l’altro) affiancate – ora più che nell’omonimo disco d’esordio – da slanci free jazz e suoni in libertà. Fiati aliena(n)ti e dissonanze ostinate, bassi spesso tendenti ad inclinazioni (avant) dub, urla, contorsioni, spasmi, caos. I Black Eyes coniugano l’impeto del Pop Group con il rumorismo schizoide degli ultimi Liars, con poche, pochissime concessioni alla forma canzone. I brani scorrono uno dietro l’altro come schegge impazzite, colpendo per la loro energia dirompente. Alla fine però, ammettiamolo, sorge il dubbio che dietro quest’incessante ricorso alla “free-form” si celi un’effettiva carenza nella fase compositiva, o perlomeno qualche difficoltà nel canalizzare, organizzare, sintetizzare al meglio tanti spunti e idee.
Autore: Daniele Lama