Penso di rado alla circostanza che mi ha visto vivere gli anni 80, in “tempo reale”, come prima esperienza musicale (e i video, cacchio che novità!!). E il pensiero si accompagna anche all’idea, affascinante, che l’imprinting dei pulcini possa trovare applicazione, in relazione ai primi ascolti, nel modo in cui la nostra sensibilità musicale – e percettiva in genere – acquisisce forma e struttura (non è forse qui che gli scarti generazionali trovano il loro fondamento?). Oggi, come da consueto ciclo ventennale dei “corsi e ricorsi”, gli anni 80 si sono scrollati gli anatemi del decennio successivo, per ripresentarsi nelle componenti più esclusive di quel periodo, e quindi di esso “rappresentative” (esistevano anche i Sonic Youth, ma difficilmente li sentiremo associati a quel decennio). Guardati per un po’ ancora con sospetto, synth-pop e new wave hanno finito per occupare un posto ben visibile nel panorama di questa prima metà decennio ’00.
Adam Peters, metà maschile di questo duo di stanza a New York City, ha veramente gli 80 nel sangue piuttosto che semplicemente rifarsi a quell’estetica. Tastierista (“tastiera”: cos’è il synth-pop senza di essa?) per Echo & the Bunnymen, Peters ha anche lavorato con Siouxsie e Lloyd Cole. Qualche diritto di riparlare quella lingua ce l’ha eccome. Più giovane invece la compagna d’arte Korinna Knoll, la cui algida ugola fa da puntuale conferma della sua germanica (Austria, preciso) provenienza.
E a chi ripensare, con questi dati alla mano, se non a una band mai troppo lodata (e, oggi, riabilitata) come i Propaganda? C’è proprio lei, Claudia Brücken (anche se meno nasale), a rendere così wavy e trascinante ‘Sex, God + Money’, opening-track di questo loro debut album. Così come c’è la “gentilezza” degli Human League in quelle maledette tastiere, e la spazialità melodica degli Stereolab (che troviamo, in altra guisa, nell’aggrovigliato farfisa della successiva ‘If You Could’). Tutto ok, ma quanto dura? Poco, troppo poco per accettare “Smoke + Fire” nei memorabilia 2004. Dobbiamo aspettare ‘Just There’, la german-electro di ‘Schauspieler’ (ma sarà solo questione di cantato in tedesco? e, ora che ci penso, che fine hanno fatto i Laub?) e il minimal groove di ‘People’s Love’ per uscir fuori da un incubo di ruffianerie light-techno (‘Flying’, ‘Middle East’), bombastici 4/4 (‘Blue bird Party’) e stucchevoli enfasi melodiche (‘Sometimes’ – senza dubbio il fondo), più o meno tutte con voce riverberata da “megamix compilation”. Andiamo di “program” sul lettore, ma c’è davvero gusto così?!
Autore: Bob Villani