Da dove spuntano fuori questi Girls In Hawaii? E cosa gli sarà passato per la testa, quando hanno deciso si scegliere un nome del genere? Tu stai lì ad immaginare spiagge dorate, sole cocente e collane di fiori, poi ascolti il disco e il sogno tropicale svanisce.
Qui, piuttosto, la luce è quella filtrata da delle persiane chiuse a metà, è la luce dei tramonti di fine estate, quando la sera porta con sé un venticello fresco che pre-annuncia l’autunno alle porte.
M’informo: Girls In Hawaii sono dei ragazzi belgi. Sei ragazzi belgi con uno straordinario senso della melodia, di cui – c’è da scommetterci – sentirete parlare presto. O almeno questo è ciò che mi sento di augurargli.
Il loro primo long-playing è una raccolta di splendide canzoni indie-pop, che suonano come mirabili esercizi d’equilibrio tra chitarre arpeggiate-melodiose e chitarre rumorose, tra suoni acustici e scariche elettriche, tra pigre melodie malinconiche e squarci di tensione nervosa. S’intravedono ombre dei connazionali dEUS, qui e lì. Poi spuntano tastiere e synth analogici, e ti vien di pensare ai Grandaddy. In ogni caso: trattasi di dodici canzoni (più ghost track) suonate con un coinvolgimento emotivo che non può lasciar indifferenti neanche gli ascoltatori più smaliziati. “Niente di nuovo”, potreste obiettare. Non posso darvi torto, ma – chissà perché – ho la vaga sensazione che mi sia capitato per le mani – quasi per caso – uno dei “dischi dell’anno”… ai posteri…
Autore: Daniele Lama