Si narra che ci siano voluti diciotto mesi per creare e rievocare i veri fantasmi dal passato di CK.
Non fraintendetemi, non sto citando il noto marchio di indumenti e oggettistica, ma le iniziali di Christian Kleine….non il matematico vissuto circa due secoli fa, e neanche il famoso pilota di Formula 1, ma il suo omonimo purtroppo meno conosciuto, il migliore amico di Herrmann se vi va…si, si proprio lui.
Diciotto mesi per questo parto in(vestiti) davvero bene e alla moda!
Tanti suoni anche desueti nell’ambito dell’electro-dance moderna, in quest’ultimo album di Kleine. Così come sicuramente accade negli ultimi tempi, soprattutto nell’Europa settentrionale: un’ennesima svolta per dare al pubblico qualcosa di molto più concreto di quanto si sia fatto sino adesso, anche se spesso, ci tengo a rilevare, con limiti ben precisi. Così come gli strumenti (anche quelli “veri” e “tangibili”) che hanno determinato le scelte stilistiche intraprese da CK per incidere “Real Ghosts”: chitarra, basso e armonica nella stanza di Christian, prima di acquistare il suo primo portatilino…ecco perché (almeno come dice lui) c’è voluto il doppio del tempo rispetto alla “norma”, per produrre questo nuovo lavoro. Comunque va anche detto che il personaggio in questione non è nuovo a meltin’pot di ogni facezia; ricordo che qualche tempo fa, il nostro ha partecipato ad una rivisitazione in chiave moderna di composizioni di Bach, Glière, Couperin, Haydn e Beethoven, chiamata “Bach Under Water”, con numero tre violoncellisti della German Symphony Orchestra.
Le varie esperienze nell’ambito anche di più generi musicali, come solista (Beyond Repair è il suo primo full-lenght inciso nel 2001 su CCO), con etichette come la Morr Music, al fianco di altri artisti (come il su citato Herrmann) e dietro il mixer per altri musicisti (Giardini di Mirò giusto per citarne uno), tenendo conto anche dei suoi ascolti, da Luciano Berio all’HipHop, il tutto va praticamente considerato come una sorta di elementare somma algebrica che ha dato come risultato questo variegato “Real Ghosts”, un tuffo nel passato della persona e nel presente del musicista.
L’album comincia con “Home”, un ambient davvero molto accogliente, passando per le grintose schitarrate di “Ghostwriting”, agli house beats che si sposano stranamente bene a riverberi di dolci effettini come in “That’s why you came”, attraverso malinconiche melodie e morbidi tessuti sonori accoppiati ad una folta presenza di suoni molto vintage di synth, basslines e naturalmente combinazioni di “trame laptop”.
Penso che comunque in studio, sopratutto in fase di mixaggio, si facciano dei veri e propri miracoli, anche se Christian le sue sette camicie le ha sudate. La sua abilità in questa occasione è stata quella di non strafare, rispettando dei fantomatici canoni tradizionali, restando sempre nel cerchio della semplicità. Impresa ardua e missione compiuta, soprattutto tenendo in considerazione il fatto che siamo rimasti solo in pochi ormai a credere nei fantasmi!
Autore: Luigi Ferrara