“Pipistrelli della Frutta”. A volte sembra che agli anglo-americani si possa perdonare anche il più improbabile dei nomi. Da noi li avremmo già sepolti di insulti. E’ che in inglese tutto suona maledettamente meglio: altrimenti avrebbero avuto vita così facile nel colonizzare tutti gli ambiti della nostra vita?
Poco sapevo e so di loro. Fino a qualche anno fa il loro nome compariva nell’esiguo roster della Perishable, al cui nome 9 persone su 10 – non necessariamente stese sul lettino dell’analista – associano il nome di Mr. Califone, Tim Rutili. E già, in fondo la Perishable non era che poco più di una famiglia Rutili allargata. Lo stesso Eric Johnson, mente di questi insoliti “volatili”, ha anche fatto parte dei Califone per un po’, e ha continuato a frequentare l’ex-Red Red Meat nell’acclamato side-project Ugly Casanova (di cui auspichiamo nuove performance).
Ora i Fruit Bats sono su Sub Pop – etichetta per cui, contrariamente al caso precedente, non è possibile fare associazioni, tale è, negli ultimi tempi, l’eterogeneità del suo parco musicisti. E lanciano un’occhiata a un sacco di cose accadute negli ultimi tempi in campo folk/acustico. Caleidoscopico questo “Mouthfuls”, ricco di dettagli più che di contenuti. In casi come questi è difficile descrivere un album senza destare curiosità ingiustificatamente eccessive. Si è costretti a dire 100 per qualcosa che oltre 70 non va.
Johnson attinge da parecchie interpretazioni del tema pop-folk: dalle venature psichedeliche/cantautoriali dei Flaming Lips agli Yo La Tengo più “silenziosi”, dai crepuscoli west-coast allo sguardo puntato in avanti dello stesso Rutili (senza tuttavia l’audacia di spingersi, mediante contaminazioni electro-rock, veramente oltre il già realizzato), fino anche a qualche “progressivo” sottofondo di mellotron. Scelte azzeccate nel senso di prestarsi molto bene alla delicata (e ispirata) voce di Eric, che fa del suo meglio (strumenti + voce) in brani come ‘The Little Acers’ e le conclusive ‘Seaweed’ e ‘When U Love Somebody’, dove emerge appieno il tiepido romanticismo del suono acustico. Manca la giusta dose di personalità artistica, quella sufficiente a issare questo secondo lavoro dei Fruit Bats tra quelli che dureranno nella nostra memoria.
Autore: Bob Villani