Black metal empio, anticristiano e blasfemo. Punti di riferimento: Darkthrone e Impaled Nazarene. Sono indicazioni che solitamente basterebbero a classificare un lavoro. Invece, a sentirlo, il disco regala diverse sorprese. Innanzitutto l’oltranzismo musicale non è spinto all’eccesso e questo fa bene all’ascolto. Parti molto veloci si alternano ad altre meno lancinanti -sempre veloci ma su ritmi differenti- che aiutano il disco ad affrancarsi dai miti di cui sopra che spesso ingabbiano le band costringendole a percorrere strade battute una volta e mille. Di assolutamente tipico ci sono i rantoli di qualsivoglia natura e le strofe al contrario, discreto invece l’uso del synth che serve ad aggraziare alcune impalcature strumentali. Ma il cantato -o meglio il roco evocato- in italiano conferisce a quest’album un sapore decisamente malefico. Obiettivo centrato, essendo “Fizala” una trasposizione in musica del celeberrimo Necronomicon ovvero la massima espressione di una nota -a quanti non so- cosmogonia demonica. Pseudobiblia, direte, ma intrigante ed efficace, aggiungo io. E allora Agamoth e Nephilim (rispettivamente scream-chitarra-basso e batteria) ridanno voce -a modo loro- a tutta la mitologia Lovecraftiana da “Lanrutcon” Nyarlathotep a “The Eye” Yog-Sothoth a “From Thy Beyond” Shub-Niggurath a “Htohtaza” Colui che Non Deve Essere Nominato. Dico ridanno perché non è che l’argomento sia proprio di quelli mai affrontati da gruppi metal non solo black o death. Però a sentir declamare sull’immancabile tappeto di pianoforte tra esplosioni e grida disperate, e passando improvvisamente dall’inglese all’italiano “Fai la grande evocazione, scegli la donna e usala per la tua evocazione” un brivido lungo la schiena corre. La frase viene ripetuta anche in un’ultima traccia fantasma preceduta da un meno simpatico: “Con il sangue accoglierò la tua grande gloria”. E qui mi fermo.
Le composizioni -abbastanza articolate per il genere- rappresentano le singole appendici di un’unica figura iconograficamente mostruosa e musicalmente lontana dal classico mattone di trentacinque-quaranta minuti quasi sempre impossibile da digerire.
“Fizala” segna la svolta di un progetto -nato nel ’97- che assume ora una dimensione internazionale. Potere di un’etichetta che la bio definisce satanica, ignota e illegale. A due anni dal debutto omonimo gli Abgott -dopo un trasferimento in Gran Bretagna- sembrano aver trovato anche una line-up stabile. Se la buona-notte si vede dalle ombre…
Autore: Antonio Mercurio