Il film sulla Thatcher e quello su Andreotti: affinità e divergenze
La lady di ferro inglese ripensata da Phllyda Lloyd nel biopic “The iron lady” è paragonabile al nostro Andreotti, descritto da Paolo Sorrentino e gommapiumizzato da Toni Servillo. Dichiaro aperto il confronto.
Partiamo dalla soggettività. Si tratta di due vegliardi ancora in vita. Questo comporta che il cursus honorum politico e il dishonorem esistenziale vengano messi in scena non proprio serenamente, soggiogati come sono al dato reale; figure ancora fissate nel giudizio della cronaca e non della Storia. Sia la Thatcher che il divo Giulio hanno alle spalle vicende troppo ingombranti e zeppe. Era impossibile che la Lloyd e Sorrentino, anche se animati da altri fini, non lasciassero trasparire un mezzo giudizio di valore. Anche se non lo ammetteranno mai (a loro interessa solo il “lato umano”…)
A prima vista è il napoletano a colpire più duro: su di lui precipita la responsabilità morale e politica di un’infinità di misfatti (Moro, Lima, ecc.). E infatti, dall’ottica britannica, Maggie interpretata da una perfetta Meryl Streep viene fin troppo incensata. Per dire, Laurie Penny su Internazionale descrive la sua visione della pellicola in sala alla periferia di Londra in compagnia di amici anarcoidi schifati fino alla nausea da quella che bollano come agiografia della ferocissima e antisociale Iron lady. Ma a ben vedere anche Sorrentino fa prendere a Belzebù l’ostia del perdono, salvato dai giudici e assolto dalla parte di opinione pubblica cattolica.
Secondo punto: la catabasi verso la morte politica e biologica. La Thatcher l’ha presa male, Andreotti meno anche se fa gli occhi da cucciolo bastonato sulle note dei “Migliori anni della nostra vita”. Ossessionata dai fantasmi del passato (un marito dickensiano e ciò che ne consuegue) e del tempo che fu. Credo che la Lloyd sia riuscita a rendere bene questa distopia. L’inaccettabile condizione di mezza infermità fisica e mentale della ex primo ministro inglese, vincitrice della guerra delle Falkland-Malvinas (ma Maradona saprà come vendicarsi…)possibile metafora del potere che logora fino alla consunzione chi non ce l’ha. Una frasetta pronunciata sapete bene da chi.
Autore: Alessandro Chetta