di Richard J. Lewis, con Dustin Hoffman, Paul Giamatti, Rosamund Pike, Minnie Driver
La versione di Barney della vita è malconcia ma efficace: voglio ciò che mi spetta lo voglio perché è mio m’aspetta. Mordecai Richler non ascoltava i Csi ma ha costruito il suo attonito personaggio involontariamente sul ritornello-sentenza di “Forma e Sostanza”. Infatti l’ebreo Barney Panofsky (Paul Giamatti), produttore tv di discreto successo, se vuole una cosa se la prende. Ai comuni mortali non riesce sempre, a lui sì. Il brutto viene dopo.
Delusioni cocenti, sconfitte, crisi. La cosa più bella è anche la più problematica. Strizzato in due ore di film ben congegnato negli intrighi e negli affetti, l’acclamato libro di Richler che-è-più-bello-del-film dicono tutti (ma il sottoscritto non l’ha letto) sul grande schermo prende il sapore di quelle tragicommedie anni 80 americane che restano nella memoria collettiva. Panofsky studia da piccolo cult.
Autore: Alessandro Chetta