Di Michael Winterbottom con Casey Affleck, Jessica Alba, Kate Hudson, Bill Pullman, Simon Baker
In una cornice quasi da fumetto nel Texas dei Fifties vive Lou Ford, sceriffo della contea. Di famiglia rispettabile, sempre prodigo verso la comunità, Lou incrocia la strada di Joyce Lakeland, una sensuale prostituta del luogo, amante del figlio di Chester Conway, magnate della zona. Lou deve farle lasciare la città su esplicita richiesta di Conway ma il loro primo incontro si compie tra minacce, schiaffi e una irrefrenabile violenta attrazione. Tra i due ha inizio una relazione fatta di sesso clandestino e violenza che, ben presto, diventa fuori controllo. La notte destinata alla fuga della donna finisce in carneficina: Lou massacra Joyce a suon di botte e riserva al figlio di Conway una gran quantità di pallottole. Nessun senso di colpa, nessun cedimento, lo sceriffo partecipa alle indagini con gran disinvoltura ma non senza conseguenze: da quella notte, infatti, egli dà inizio a un’ escalation di violenza, menzogna, efferatezza e brutalità omicida al punto che la storia non si conclude prima di aver macinato una mezza dozzina di cadaveri.
Di ghiaccio Casey Affleck, sempre più bad boy del cinema stelle e strisce. Voce calma e roca, viso pulito, screziato qua e là da qualche crudo sorriso, pare che la sua ineccepibile interpretazione -nonché il film in sé- abbia a tal punto scioccato il pubblico del Sundance da costringere in molti ad abbandonare la sala. La violenza sullo schermo delle azioni di Lou- Casey Affleck colpisce più ferocemente che mai non solo perché inaspettata e lucida ma perché perpetrata entro una cornice dipinta a tinte pastello che sconvolge in quanto più vera del reale.
Michael Winterbottom stordisce lo spettatore costruendo un thriller noir in maniera niente affatto stereotipata, in cui viene mostrata con naturalezza l’orrore e la banalità del male all’interno di una cittadina polverosa e apparentemente pacifica. La fotografia vivida e gaudente, la bonarietà tutta anni Cinquanta, la vivace colonna sonora country-jazz, le parole sincere che lo sceriffo rivolge alle sue donne prima di massacrarle, stridono completamente con la ferocia che si compie davanti ai nostri occhi. Brutalità immotivata di cui nulla ci viene risparmiato, specie per quanto riguarda i corpi delle donne, cui viene riservata la sorte peggiore. Se, infatti, agli uomini bastano pochi spari (e spesso non ci vengono neppure mostrati) la macchina da presa non stacca mai dai corpi delle bellissime attrici massacrate da Affleck, ed è davvero duro resistere al deturpamento del volto di Jessica Alba a suon di pugni o all’omicidio della morbida Kate Hudson di cui siamo costretti a seguire ogni secondo di straziante agonia.
Inutile sforzarsi a cercare un movente al comportamento del sociopatico protagonista verso il quale non riusciamo a provare comprensione nemmeno per un istante, nemmeno quando scopriamo che la sua follia è (forse?) frutto di un trauma infantile. Nemmeno per un attimo riusciamo a comprendere le sue motivazioni. Forse, banalmente, è la noia a fargli compiere questi scempi ma ciò non rende banalmente il nostro protagonista un AmericanPsycho ante litteram, ed è forse questa la parte più inquietante della storia.
Ottimo noir, dunque, in cui l’abile Winterbottom ha travasato alcuni pregevoli motivi che lo spettatore esperto non faticherà a riconoscere. The Killer Inside Me ha la misoginia di Von Trier, la spietatezza degli ultimi Coen, la freddezza narrativa del miglior Cronenberg.
E’ pulp allo stato puro e poco importa che non ci sia giustizia finale né una sola lacrima per le vittime innocenti, di fronte alla cieca follia non resta che azzerare tutto in bel barbecue finale a base di alcool e polizia raggirata. Assolutamente sconsigliato per i deboli di spirito, questo è l’american way of life messo nel tritacarne. Se vi piacciono gli hamburger, accomodatevi pure.
Autore: Vittoria Romagnuolo