L’erba, se è questo che volete sapere, è solo un pretesto. Uno specchietto per le allodole lucidato dai titolisti italiani per far abboccare gli spettatori dal pollice verde (il titolo originale, più decente, è “Leaves of grass”). Perché a parte la turbomarija idroponica e mezza inquadratura sulla serra fatta in casa il film parla d’altro, che non sia cannabis o legalizzazione (anzi). Il tema affrontato, e fin troppo consunto, è quello del doppio nel cinema.
Edward Norton, uno degli attori più sottovalutati di Hollywood, impersona sia il fratello buono che quello cattivo. E’ chiaro che nella un po’ semplicistica sovrapposizione di ruoli si finirà per mischiare le carte: il Norton assennato, di città, mostra il suo dark side (Fight Club?!) e il Norton sballato, bifolco di provincia ultra-stereotipato, farà uscire fuori il suo volto umano. Prima mezzora da incubo, caro Tim Blake Nelson: i dialoghi te li sei fatti scrivere dal giardiniere, il montaggio lo hai messo in mano a uno scolaretto. Solo un’improvvisa fiammata di violenza ci risveglia dal torpore. Coltelli, pistole, persino balestre.
In coda, tutti si redimono nell’ordalia, forse pure il regista. Fratelli più di prima, ma film dimenticabile, prodotto dallo stesso Norton. Ah, dimenticavo Susan Sarandon: le bastano 5 inquadrature per essere la più brava.
Autore: Alessandro Chetta