Una bella notizia rallegra il mondo del cinema: dopo quasi 3 mesi di carcere è stato finalmete liberato Jafar Panahi, regista iraniano autore, tra gli altri, de “Il Cerchio”, premiato a Venezia nel 2000 e simbolo del dissenso contro il regime di Ahmadinejad.
Assistente di Kiarostami, Panahi avrebbe dovuto partecipare come giurato al Festival di Cannes.
Restano nella storia le lacrime di Juliette Binoche, che durante la kermesse aveva chiesto la sua scarcerazione e letto una lettera in cui l’autore iraniano ribadiva la propria innocenza.
Panahi è stato arrestato lo scorso primo marzo insieme ad altre 16 persone, tra cui la moglie e la figlia. Mentre molti di questi furono successivamente rilasciati, il regista fu accusato dal ministero della Cultura, Mohamma Hosseini, di aver girato un film “anti-regime” in cui raccontava le proteste scoppiate nel Paese dopo la rielezione di Ahmadinejad e detenuto nel carcere di Evin, a Teheran, dove e’ stato rilasciato a seguito di un’attivissima campagna di solidarietà di tutto il mondo del cinema e non solo e dopo il pagamento di una cauzione di 160 mila euro.
Appelli per la sua liberazione erano stati lanciati da tutto il mondo del cinema, da Steven Spielberg a Martin Scorsese, a Oliver Stone, Joel ed Ethan Coen, Jonathan Demme, Ang Lee e Michael Moore.
La liberazione del regista non archivia il dossier contro di lui che -ha annunciato la procura di Teheran- sara’ passato al tribunale rivoluzionario.
“Non ‘abbandonero’ la strada che ho scelto – ha risposto Panahi in un messaggio mandato alla città di Firenze a seguito della proiezione del suo “Offside” e l’assegnazione del “Fiorino d’oro” – anzi l’aumento delle pressioni mi spinge ad andare avanti”.
“Sapevo – ha aggiunto – che i cineasti che realizzano film su queste tematiche non godono degli stessi privilegi di chi rispetta le linee rosse. Non avevo dubbi che un giorno queste limitazioni mi avrebbero colpito, ma non abbandonero’ la strada che ho scelto”.
Autore: Michela Aprea