di Gus Van Sant, con Sean Penn, Josh Brolin, Emile Hirsch, James Franco, Diego Luna
“…And the winner is: Sean Penn”. Hanno appena dato il premio Oscar a Sean Penn. Miglior attore. Chi non l’ha visto all’opera in “Milk” diretto da Gus Van Sant, penserà: 1) Solito tributo politically correct per sopire le turbolenze di coscienza: Penn veste i panni del primo attivista e politico dichiaratamente gay;2) Penn ha azzeccato il personaggio spremendo al massimo la sua tempra drammatica lavata nel faccione rugoso e allegroide, da figlio di buona donna. Un’interpretazione commovente ma “standard”. Poi guardi il film, “Milk”, e vorresti stringere la mano ai giurati dell’Academy. C’hanno visto giusto. Se ne sono sbattuti, è vero, di “Gomorra” (peccato mortale) ma incoronando Penn si sono guadagnati il cachet.
L’avvocataccio di “Carlito’s way” è cresciuto assai, a dismisura. Veste il delicatissimo ruolo di Harvey Milk, tra i meno semplici della sua vita artistica. E lo fa con acribia maniacale mascherata da poderosa leggerezza. Roba da cinema anni Sessanta o Settanta. Gian Maria Volontè – un altro mostruoso attore simbiotico – non avrebbe saputo far meglio. La parte di un omosessuale crea generalmente, almeno negli attori di casa nostra, un senso di insicurezza al quadrato. Gesti? Ammiccamenti? Tono di voce? Su cosa “lavorare”? L’attore americano invece sa evitare l’equivoco ferale dell’etero che si cala nel corpo di un quarantenne gay. Resta, infatti, sostanzialmente se stesso. Salvo lasciar zampillare qua e là tocchi drasticamente femminei, da checca narcisa e innamorata. Per il resto scende in campo il guerriero.
La fanghiglia della lotta politica in cui si invischia Harvey Milk rende più cinici, fortifica come cecchini, è body building per il cervello. Dall’unione dell’elefante con la farfalla esce il miglior personaggio possibile. E Van Sant? La marcia delle 10.000 fiammelle del funerale del protagonista (tranquilli, l’omicidio viene svelato dal primo fotogramma) ricorda “I Cento passi”, il corteo per Peppino Impastato. Da osservare in silenzio ghiacciato.
Autore: Alessandro Chetta