Faccia pulita, da adolescente ancora bambina, ma terribilmente responsabile: è la Juno di Ellen Page, personaggio indimenticabile, radicato nel cuore dei tanti, fortunati, che hanno potuto vedere l’omonima opera di Jason Reitman, regista canadese promettente (“Thank tou for smoking”, non vi ricorda niente?) vincitore della seconda edizione della criticatissima Festa del cinema di Roma.
Juno Mac Guff ha sedici anni e un animo ribelle. Piazza complementi d’arredo ovunque, come se fosse normale. Preferisce i giardini, dove si ferma, seduta su una poltrona, a far finta di sfumacchiare una pipa.
Ed è proprio su una poltrona, che decide di sacrificare la sua infanzia per accoglierne una nuova. Inconsapevolmente o forse, no, sulla quella poltrona, con la sua pipa in bocca, si trasforma in icona generazionale. Questa ragazzetta col pancione, fieramente portato con la grazia di una giovane Madonna Rinascimentale, affronta con una maturità da manuale una gravidanza ovviamente indesiderata ma non per questo sacrificata nel limbo esistenziale dell’essere donna ma non per forza madre.
Scritto da una formidabile Diablo Cody, ex spogliarellista laureata in Media Studies col pallino per la scrittura, Juno è una pennellata di freschezza nel panorama della cinematografia mondiale. Una storia che avrebbe potuto avere i toni cupi del dramma e che invece prende la forma di un racconto gioioso, mai oberato dal peso del tema portante. È semplicemente la storia di una ragazzina come tante altre.
Amabile, come può essere solo chi è eccezionale, ingenua e sfrontata, inconsapevole nella sua crisalide di donna.
Giustamente, l’ex blogger scoperta per caso, ha vinto il premio Oscar per la sceneggiatura, nonché il BAFTA Award e l’esclusivo Writer’s Guild of America.
Giustamente perché al di là del talento di Ellen Page, della maestria registica di Reitman e i titoli iniziali meravigliosi (della Shadowplay) o la colonna sonora piacevolissima, è racchiusa nella sceneggiatura e nei dialoghi tutta la bellezza di Juno, così semplici e lineari da sembrare incredibili e fin troppo veri allo stesso tempo. Quella marcia in più, che fa piombare Juno nella top list delle pellicole che uno rivedrebbe sempre con piacere, come un amico caro.
Autore: Michela Aprea