Cine-Freak: cinema da leggere, da guardare, da ascoltare.
Con la cadenza di almeno un libro al mese (ci proviamo!), vi proponiamo una piccola rassegna libraria, fondamentale per ogni cineamatore che si rispetti.
Per chi senza la “macchina dei sogni” non riesce a vivere. Per chi di cinema si ciba tutti i giorni. Per chi ne vuole capire qualcosa in più o semplicemente, ha voglia di farsi un tuffo nel mare magnum della saggistica e della letteratura legata all’ “arte del sogno”. Con l’obiettivo di farvi scoppiare le coronarie dalla passione, di indurvi all’abuso di tutto ciò che riguarda il cinema, di rendervi schiavi d’amore. Perché ogni giorno vi rendiate conto che senza, non ce la fate.
Per questo sono bandite dalla nostra piccola biblioteca tutti i testi che seppur fondamentali, sono oggettivamente pallosi: diamo spazio alle testimonianze, ai racconti, alle biografie. Non ci interessa fare gli intellettualoidi, vogliamo farvi innamorare!
Ci sembra allora giusto cominciare con un testo di François Truffaut, “Il piacere degli occhi”.
Perché il cineasta francese, ha nutrito un profondo amore per la settima arte, perché è (stato) un entusiasta della vita, perché né è un profondo conoscitore e perché ne parla semplicemente, un po’ come il racconto del primo giorno di scuola di un bimbo alla madre.
Nessuno più di lui riuscirebbe ad “innamorarci” del cinema e niente più dell’edizione della Minimum Fax (che alla cifra di 28 euro fa accompagnare al testo, edito postumo, i “Quattrocento colpi” cioè il film che apre il sodalizio Truffaut/Leaud e “La signora della porta accanto” – con una sconvolgente Fanny Ardant) riesce a rendere tattile il piacere della lettura -con le sue pagine lisce e leggere come le gambe delle giovani donne che Truffaut amava inseguire tra il groviglio delle sottane fluttuanti e il ticchettio erogeno dei tacchi sull’asfalto, invogliando così, anche i meno propensi alla lettura almeno a sfogliare il libro.
“Il piacere degli occhi” avrebbe dovuto in qualche modo costituire un prolungamento dei “Film della mia vita” (il testo edito per la prima volta in Italia nell’87 da Marsilio e tuttora in vendita in libreria alla “modica” cifra di 22 euro), ma la malattia e poco dopo, la morte hanno reso un po’ più difficile la realizzazione di questo progetto.
Truffaut però aveva predisposto tutto: come in una sorta di testamento, che Jean Narboni e Serge Toubiana, curatori dell’opera, hanno solo dovuto mettere in pratica. Aveva scelto il titolo, selezionato gli articoli da inserire, fatto una bozza dei capitoli.
Chissà se rileggendolo, ne sarebbe soddisfatto…
A noi invece non rimane che tuffarci tra gli omaggi ai più grandi registi della storia del cinema (da Charlie Chaplin, a Rossellini, Welles e gli amatissimi Hichcock e Renoir), tra le dichiarazioni d’amore ad attori (e soprattutto) attrici, registi, scrittori, tra le critiche ad alcune politiche dell’industria cinematografica, tra le pagine piacevolissime, di un diario intimo, di un uomo che non può non infiltrarsi coattamente nel nostro cuore.
Cinque parti ed un epilogo segnano la nostra prima tappa nel cinema che parla del cinema:
– Il cinema in prima persona (dove tra l’altro, sono raccolte le impressioni di Truffaut-attore in “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Spielberg);
– Omaggi e ritratti (di tutti i registi a lui cari: Hitchcock, Welles, Renoir ecc.);
– Letteratura e cinema;
– Viva i divi!;
– Un po’ di polemica non fa male
E infine, dulcis in fundo, “Ecco perché sono il più felice degli uomini”.
“Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia, costruire un oggetto che è allo stesso tempo un giocattolo inedito e un vaso dove si disporranno, come se si trattasse di un mazzo di fiori, le idee che si provano in questo momento o in modo permanente”.
François Truffaut, “L’uomo più felice del mondo” (libro + 2 DVD), ed. Minimum Fax, 28 euro.
Autore: Michela Aprea