Ultimo capitolo della trilogia della vendetta del regista coreano Park Chan Wook.
Dopo Mr Vendetta, Old Boy adesso con Lady Vendetta chiude la sua ossessiva sete di rivalsa.
Nulla ha a che vede con la kill-billiana memoria. La blasfema “santina”, signora dal trucco rosso, dopo aver scontato tredici anni di galera ingiustamente,accusata di aver rapito e ucciso un bambino di sei anni, dopo aver attraversato crisi mistiche, medita a lungo sul come riscattare la sua vita. E’ decisa: vuole vendicarsi del maestro, Mr Baek ( Choi Min Sik , protagonista di Old Boy), responsabile sia del suo arresto che della sua perdizione.
Una volta fuori, aiutata dalle sue amiche del carcere che lei stessa sostenne all’epoca della sua reclusione, riesce ad arrivare al professore. Con il forte sostegno morale di altre famiglie che ingiustamente avevano sofferto come lei per la sparizione e la morte dei propri figli, riesce a decidere le sorti del maniaco omicida Mr Baek.
Il film trova il suo filo morale schizzato di sangue. Lucida vendetta tra flash back, sogni, visioni e salti di tempo. Il peccato che si intreccia con la preghiera riparatrice, tra follia e perdono. Colori ora caldi, ora più lividi. Ironico, grottesco, humor nerissimo, fumettistisco, esasperato. Mare di sangue dove scorre un sentimento forte più dei colpi di pistola che uccidono solo a pochi metri di distanza.
Quando si ha la forza di sparare riuscendo a vedere il sudore della vittima, quando, nel sangue, non c’è morte ma liberazione.
Colpisce il pubblico ormai così abituato, capace di godere delle scene in maniera sadica. Scene crude, cruente e sporche tanto da farle diventare cool. Scene di atrocità spietata e ironiche che arrivano all’esaltazione.
Come uno studio sociologico dettato dalle inquadrature, dallo scenario e dalle azioni.
Geum-ja (Lee Young-ae) come un angelo che cerca di ritrovare la retta via e che non riuscirà a dar pace alla sua anima.
Opera complessa, controversa piena di pathos, inquieta, provocatoria, surreale, per certi versi comica.
Espressione della genialità del regista dietro la macchina da presa, abilità figurativa, qui ribadita al femminile, densa di particolari fin quasi da soffocare le inquadrature.
Autore: Chiara G.