Chi di voi non ricorda almeno una delle favole dei Fratelli Grimm?!
Se rammentate com’erano queste storie prima che il signor Disney ci mettesse sopra le mani, vi ricorderete che erano popolate di mostri, cacciatori assassini, boschi oscuri e bambini divorati dalle più svariate creature. Ebbene il merito di tutto questo va a due scrittori tedeschi che tradussero ed adattarono antiche leggende germaniche con l’intento di trasformarle in favole della buona notte!
Questi racconti possono essere illuminanti ma possono anche rendere l’infanzia di una persona un vero incubo. E se questo è il vostro caso il film di Gilliam non vi dispiacerà.
Il primo passo del regista è quello di trasformare due distinti studiosi, maestri nel manipolare l’enorme patrimonio folkloristico tedesco, in due artisti della truffa che viaggiano attraverso la Germania per sfruttare a loro piacimento le credenze popolari e le superstizioni dei poveri contadini che incontrano. Fin qui tutto bene, l’idea è originale e tra finte streghe, trabocchetti e trucchi da prestigiatori, i Grimm diventano dei celebri scaccia mostri e il film sembra divertente. Ma a questo punto entrano in scena i francesi. L’esercito obbliga i due truffatori a scoprire perché in uno dei villaggi del nuovo impero napoleonico le bambine spariscono senza lasciare più traccia. Convinti di dover dare la caccia ad imbroglioni meglio equipaggiati di loro, i Grimm arrivano al villaggio e si ritrovano immersi nel peggiore degli incubi: tutte le loro favole prendono vita contemporaneamente.
La strega è vera, il bosco si anima e cappuccetto rosso rischia di fare davvero una brutta fine.
Per quanto questo possa far gongolare non poco chi ha ancora gli incubi pensando alla casetta di marzapane, da questo punto in poi il film prende una piega poco chiara. Ripercorrere tutti i racconti della nostra infanzia sarebbe un’idea piacevole se nessuno di noi avesse mai visto Shrek: inoltre qui l’intrecciarsi delle varie storie avviene in modo fin troppo vorticoso e il passaggio dalla commedia all’horror procede a scatti. Il tentativo di incutere paura è maldestro e forse anche un po’ inutile; del resto lo sanno tutti che era Andersen il grande guastafeste. Le favole dei fratelli Grimm invece, per quanto oscure e spaventose, hanno quasi tutte l’happy end.
Per quanto questo film possa peccare di scarsa originalità, rappresenta pur sempre un modo divertente e spensierato di passare un paio d’ore. E’ puro divertissement, é un film allegro, a tratti infantile e proprio per questo risulta comunque piacevole. Qui non c’è il Terry Gilliam di “Brazil” o di “Paura e Delirio a Las Vegas” ma quello del “Barone di Munchausen”; stesso tono scherzoso stesse trovate rocambolesche, prova che il cinema può essere anche frivolo e raccontare inezie. Che anche quanto si ritiene futile può diventare un passatempo divertente.
Autore: Veronica Di Grazia