Piccola premessa: se non vi piace il pop, evitate questo disco. Mi spiego meglio: se siete più tipo da Bob Dylan che da Butch Walker, probabilmente non apprezzerete Andrea Nardinocchi, quindi ascoltare il suo disco lascia il tempo che trova. Se invece siete degli estimatori del pop o comunque il genere non vi dispiace, probabilmente gradirete “Il momento perfetto”, disco di esordio di questo cantautore bolognese.
Qualcuno lo avrà già visto e sentito lo scorso Sanremo, dove ha partecipato nella categoria giovani con “Storia impossibile”, brano di un certo successo, nonostante al Festival fosse stato eliminato al primo turno. Grande appassionato di strumenti digitali, questo ventisettenne bolognese ha pensato di creare una sorta di commistione tra il cantautorato e la dubstep, impresa sicuramente non semplice, dunque non c’è da stupirsi se il risultato non convince sempre. Così, tra una manciata di testi in rima baciata, soprattutto a tematica amorosa, vari motivetti orecchiabili, il tutto condito da un aspetto piacente – che non guasta mai – è riuscito a conquistare più il cuore di tante ragazzine che la testa di chi si “intende” di musica.
Il vero problema di “Il momento perfetto” è che sembra monocorde, le melodie si differenziano di poco, tutto è caricatissimo di suoni sintetici nei quali il timbro vocale di Andrea (che non è male per nulla) si perde, oltre a stancare dopo un paio di brani. Tutto assume caratteristiche troppo R ‘n’ B.
Nella tracklist spiccano la triste vicenda narrata in “Storia impossibile”, che parla di quegli amori che ci fanno male ma da cui non possiamo staccarci ed è forse il brano migliore del disco, poi c’è “Persi insieme”, che sarebbe carina, peccato per il testo (“Perditi perché/ io ogni tanto mi perdo te”), per non parlare dei fastidiosi schiocchi di baci che si sentono in “Labbra screpolate”, lasciando un po’ interdetti.
Insomma, un po’ di lavoro andrebbe fatto anche sui testi, perché va bene che Nardinocchi è pop ma in termini di profondità, a 27 anni si può fare sicuramente di più. In definitiva, considerando che questo è il disco d’esordio e che per fortuna, le persone cambiano, è probabile che con un po’ di lavoro in più il prossimo disco del Nostro sarà migliore, anche perché le doti di base ci sono e le collaborazioni live con Dargen D’Amico e Giuliano Sangiorgi (Negramaro) sono per lui la strada giusta.
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autore: Veronica S. Valli