“Negli anni ‘80 avevamo un computer nello studio, oggi abbiamo uno studio nel computer”. Per Freak Out Magazine un’esclusivissima e rara intervista a Michel Moers, storica voce dei Telex.
Moers, dopo l’album del 1990 “Fishing le Kiss”, si riaffaccia in queste ultime settimane con il suo nuovo progetto EX+Guests, laddove “il vantaggio dell’essere un ‘ex’ è che puoi cominciare qualcosa di nuovo conoscendo meglio se stessi”.
La scelta dei guests è ricaduta tutta su una banda di ex… all’ex Telex si aggiunge Olivier Désir ex Pink Satellite, Claudia Brucken ex Propaganda, Tamara Schleissinger ex 6 Day Riot, Christa Jerôme ex collaboratrice del defunto Moulin e infine Ange Nawasadio ex ballerino.
https://www.freakoutmagazine.it/lex-telex-michel-moers-presenta-il-suo-nuovo-progetto-exguests/
I Telex sono stati un trio composto dalla voce di Michel Moers con Dan Lacksman e Marc Moulin, formatosi a Bruxelles nel 1978.
Al tempo Dan Lacksman, già specializzato come sound engineer, si era fatto conoscere con progetti di matrice dance / proto-elettronica come Electronic System, Discotheque Sound, Electronic Butterflies e Transvolta. Lacksman è tutt’oggi un grande devoto e collezionista di sintetizzatori e nel 1970 è stato il proprietario del primo synth giunto in Belgio: un EMS VCs 3.
Lacksman ha una lunga carriera discografica non solo come musicista. Molti i successi come produttore o attraverso il suo studio SynSound, compresa la fortunatissima collaborazione tra Eric Mouquet and Michel Sanchez in “Deep Forest”.
Marc Moulin invece era un pianista jazz già piuttosto affermato quando confluì nei Telex. Aveva lavorato nelle radio e come turnista per alcuni musicisti e nel 1975 uscì il lavoro “Sam Suffy”, mentre nel ’77 aveva fatto parte dei Aksak Maboul.
Dal 2001 Moulin cominciò a produrre per la Blue Note con la quale pubblicò “Top Secret”, “Entertainment”, “I am You” oltre a una sfilza di singoli, EP e compilation tra cui la raccolta “Placebo years 1971 – 1974” di brani tratti durante la militanza nei Placebo, storico collettivo avant-jazz belga.
Quando i Telex si formarono, la dance music aveva subito l’influenza dei Kraftwerk e di Moroder e delle loro partizioni sequenziate e metronomiche. Di largo uso comune e diffuso era l’impiego del vocoder.
Il trio belga cominciò a comporre rivisitazioni in chiave elettronica di classici del mondo del rock e del pop. Oggi potrebbe essere visto come un fatto abbastanza scontato, ma nei decenni precedenti era una pratica piuttosto utilizzata quella di rielaborare brani in chiave sintetica grazie alla sensazionale diffusione e commercializzazione dei primi home-synthesizers…
Si possono citare ad esempio Walter Carlos come principio di codesto fenomeno nella sua rielaborazione del bizzarro “Switched-on Bach”, oppure gli Hot-Butter.
La musica elettronica in sostanza, usciva dai salotti colti della musica, dai centri di ricerca, dal cinema e dalla pubblicità per essere indirizzata verso uno schema pop, fruibile e commerciabile al grande pubblico, cosi come fu per “Autobahn” dei Kraftwerk nel 1974.
L’uscita di “Looking For St. Tropez” nel 1979 ebbe un diffuso successo; la formula azzeccata fu la presenza di brani come “Ça Plane Pour Moi” di Plastic Bertrand, “Twist à Saint-Tropez” de Les Chats Sauvages, “Dance to the Music” – Sly & the Family Stone, “Rock Around the Clock”, alternati a brani originali come il singolo che poi renderà celebri i Telex, “Moskow Diskow”.
Successivamente la band ha realizzato altri cinque album “ufficiali”, intraprendendo proficue collaborazioni e sodalizi con diverse band, come i statunitensi The Sparks, o i tedeschi Camouflage oltre a una lunghissima serie di raccolte, singoli e remix da parte di noti dj del calibro di Carl Craig, Ian O’Brien, Docktor Rockit o addirittura andando a loro volta a effettuare remix come per il caso della doppietta “A pain that I´m used to” dei Depeche Mode.
Nel 1980 i Telex parteciparono all’Eurovision Song Contest, episodio divenuto popolare per essere stato l’unico live del trio intrapreso in tanti anni di carriera, laddove la scelta era indirizzata verso i contenuti anche attraverso una sorta di anonimato al pubblico, interrotta solo per qualche “forzata” apparizione televisiva.
La band si è sempre espressa attraverso una vena molto ironica e umoristica con testi ambigui, doppi sensi o giochi di parole, parodie al limite del kitsch oltre a vere e proprie “looney tunes”…
Il Guardian nel gennaio 2013 ha definito “Looking for Saint-Tropez” come un “Hidden treasure”. L’ultimo album in studio “How do you dance?” del 2003 comprende classici come “On the road again” dei Canned Heat, “La bamba”, “Jailhouse Rock” e le fantastica “Numer 1 song in Heaven” dei The Sparks.
Infine l’epilogo, con l’ultima raccolta “The Ultimate Best of…” del 2009, ad un anno dalla scomparsa del compositore Marc Moulin, che un po’ ha raffigurato il “commiato”, come pure si evince dal comunicato che appare sul sito della band:
“Now that we are only two of us, Telex future is its past and the name is definitly “vintage” in all meanings”.
Il 20 novembre 2013 si è tenuto a Bruxelles l’evento celebrativo “Flagey celebrates Marc Moulin”, con proiezione di un film documentario sul jazzista e sul “Belpop”, concerto finale e la presenza di Michel Moers e Dan Lacksman che con gli amici The Sparks hanno finalmente condiviso lo stesso palco.
Salve Mr. Moers, siamo molto contenti che sei “On The Road Again”…Puoi parlarci del tuo nuovo progetto Ex+Guests?
Grazie per avermelo chiesto 😉
Con Marc (Moulin) avevamo in progetto di far cantare altri cantanti. Da quando Marc è scomparso mi ci è voluto un po’ di tempo per “recuperare”. Al di là del lato emotivo, voglio dire che non stavo lavorando molto alle mie demo affinché potesse manipolarle. Ora che non è più qui devo fare ulteriormente da me.
Non ero il più “tecnico” nei Telex (ho sempre composto demo con la mia chitarra ;-), così ho trovato Olivier Désir disposto ad aiutarmi. Olivier conosce le macchine molto più di me. Inoltre è un ottimo musicista. Così in Ex+Guests ci sono cantanti “ospiti”, inclusa Claudia Brucke, una voce che ho sempre apprezzato da quando ho conosciuto i Propaganda. Qualche brano rievoca un po’ il suono dei Telex, ma tanti altri sono diversi.
Cosa hai fatto in tutti questi anni di stop? In che consiste la tua attività di fotografo e grafico?
Il Belgio è un piccolo paese e anche se i Telex hanno avuto un’influenza internazionale noi dovevamo / volevamo lavorare in altri campi. Così sono stato architetto, urbanista, musicista e fotografo. La cosa divertente è che le circostanze di difficoltà economica sono dovute alla mia noia, che però mi sollecita a cambiare. C’è sempre un gap di difficoltà a lasciare un’attività per un’altra, ma sono stato fortunato a partecipare a cose eccitanti. Così se parliamo della fotografia, ho sempre scattato immagini in relazione alla mia attività principale e quando è arrivato il momento, ho deciso che sarebbe stata la prossima di attività. Ho sviluppato un percorso che ho trovato partendo da una copertina dei Telex, una papera di plastica. L’idea era di usare le impressioni, sfocature e ambiguità dovute alla mia vista bassa, come quando mi sveglio la mattina prima di indossare gli occhiali.
Così ho fatto qualche mostra e ho iniziato a lavorare nella pubblicità. Sono un autodidatta nella fotografia e ho fatto cose interessanti / non ortodosse, ma sono sempre stato piuttosto insicuro. Il digitale ha semplificato le cose, come nella musica elettronica, sei il tuo customer e puoi calibrare cosa è sbagliato. Lo humour è spesso nel mio lavoro, anche se non è immediato.
“Now” do you dance? Come valuti lo stato della musica elettronica e della dance che proprio i Telex hanno contribuito a foggiare?
Veramente non posso rispondere a questa domanda. Non abbiamo frequentato molto le discoteche. Come tu ben sai la maggior parte dei musicisti non balla. Al massimo possiamo / potremmo avvertire il groove. Il più delle volte i brani dei Telex avevano un doppio significato, ma di certo non è stata questa la ragione che ha fatto ballare la gente 😉
Credo che fosse una soddisfazione intellettuale più per noi, un modo per stare al gioco del circo, pane e divertimento.
Quanto la tecnologia ha condizionato il vostro modo di lavorare e ora come usi le nuove tecnologie?
La tecnologia ora permette di arrivare ovunque. Negli anni ‘80 avevamo un computer nello studio, oggi lo studio è nel computer. Ho già detto che non ero il mago della tecnologia nei Telex e anche se ho delle vecchie macchine, non le uso molto. Utilizzo maggiormente suoni già pronti e campioni e al massimo per le demo, sebbene questi suoni sono “morti” in un certo senso, dato che sono sempre gli stessi. Le vecchie macchine hanno il loro tipo di groove, reagendo all’elettricità stessa.
Come reagiste al primo processo di digitalizzazione durante gli ’80?
Dan (Lacksman), l’ingegnere dei Telex, era/è il freak tecnico. Avrebbe preso qualsiasi macchina appena uscita sul mercato. Il maggior miglioramento si ebbe probabilmente con il Fairlight che permette di suonare facilmente eccellenti samples. Penso che abbiamo fatto veramente ottime tunes con quella macchina, come “Peanuts”, “Radio_Radio”…ma in qualche modo essere sempre aggiornati con l’ultimo macchinario ha disturbato l’aspetto creativo avendo accesso a troppe possibilità.
Ancora oggi…la tua prima traccia a nome Ex+Guests è una cover dei Timbuk 3…come mai vi siete sempre appassionati alle cover?
I Telex hanno fatto cover di differenti inni musicali, “Twist a Saint-Tropez” (french ‘yehyeh’ 60’s hit), “Rock Around the Clock (rock and roll), “Ça Plane Pour Moi” (punk;-)…
E ‘stato un modo per marcare la differenza. E inoltre, sono state scritte tante buone canzoni, perché non farle nostre. Il brano dei Timbuk 3 “The Future’s so bright…” scritta negli anni ’80, è tutt’oggi molto attuale. Parla dei pericoli del nucleare e ho pensato che la frase principale potrebbe anche essere collegata alla situazione economica al collasso. Il brano fu ampiamente frainteso quando uscì. I doppi significati sono difficili da usare e si prende sempre il rischio di essere fraintesi.
Solo una performance dal vivo nella tua carriera con I Telex…con Ex+ Guests stai pianificando dei live? Sarà possibile vedervi in Italia?
Ancora non lo so. Dipende dai “risultati” dell’album. Non ho bisogno di stare su uno stage, voglio dire non ho bisogno di essere acclamato da una folla 😉 e non sono estroverso, mi piace una vita “normale”, per quanto io possa essere normale 😉
Stranamente molte persone entrate in contatto con me per la musica e per i Telex sono italiane. Quindi nel caso dovessimo fare concerti, l’Italia è in lista. Tra l’altro ho rielaborato due canzoni di un poeta/musicista/amico, Andy Violet, italiano come il suo nome non dimostra!
Con la fine di Marc Moulin il capitolo Telex è chiuso definitivamente. In che rapporti sei con Dan Lacksman? Avete lavorato insieme negli ultimi anni? Lo farete in futuro?
Con Dan siamo in rapporto di amicizia. Ho registrato poche tracce nel suo studio per questo progetto, ma lavorare insieme non è in programma. Non si sa mai, ma i Telex erano un “ménage à trois”, mancherebbe un collegamento.
I Telex si sono sempre distinti per l’ironia…Ci potresti raccontare qualche episodio divertente? Chi era il più spiritoso dei tre?
Eravamo ironici / umoristici, ma non proprio “divertenti” 😉 il che significa che non eravamo uomini di spettacolo o intrattenitori per adunate amichevoli 😉
La cosa più bizzarra / pericolosa che facemmo fu probabilmente stenderci per terra nel bel mezzo di una strada di Roma, solo per fare delle “foto divertenti” per un magazine italiano. I fotografi a volte sono pazzi! Perché facciamo quello che chiedono? Se dovessi esibirmi in Italia spero di non doverlo fare di nuovo! 😉
Il più divertente era Marc, “lingua nella guancia”. Anch’io ero un po’ così, ma probabilmente più in “acido” 😉
Dan invece raccontava barzellette e a nostro gusto 2 su 10 erano buone. Eppure io e Marc gli chiedevamo di proseguire nonostante molte volte non avremmo riso a tutto.
Chi è il cagnolino del video “On the Road again”? Come si chiama?
Era il cagnolino di Marc, chiamato Sadie.
Infatti Marc odiava i cani così tanto che una volta gli regalai uno di quei cani che alcune persone appendono al lunotto posteriore delle auto. Era porpora e per me era un pezzo di pop-art. Lo mise nella sua auto al massimo per venire in studio 😉
Forse fu l’inizio, perché un giorno Marc venne con questo cane vero, al quale si affezionò molto. Fu una bella sorpresa, infatti pensai a una nuova carriera per me, come Gestalt Therapist 😉
L’odio è solo l’altro lato dell’amore!
Brigitte Bradot ha mai ascoltato “Moskow Diskow?
😉 Non ne sono a conoscenza, per quanto ne sappia lei è/era più coinvolta dalla musica gitana. Tutto quello che posso dire è che una specie di figlia di BB, Claudia Schiffer, sfilò su quel brano per una passerella di Chanel a Parigi.
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Foto di Mr. Philippe Cornet
autore: Luigi Ferrara