“Il Pergolese”: la rilettura di Maria Pia De Vito targata ECM del celebre compositore settecentesco. Nella cornice barocca fatta di sontuose decorazione di marmi policromi, stucchi, ori e dipinti di Luca Giordano e Francesco Solimena della Chiesa di Santa Maria Donnaregina di Napoli, la famosa jazzista Maria Pia De Vito ha chiuso l’edizione winter della rassegna Pomigliano Jazz 2013 presentando domenica 10 novembre, in anteprima nazionale, Il Pergolese, prodotto dalla prestigiosa etichetta tedesca ECM di Manfred Eicher (quella di Pat Metheny, Bill Frisell, Ralph Towner e Keith Jarrett).
«Un coronamento – ha dichiarato Maria Pia De Vito a Freak Out Magazine – dopo trent’anni di carriera all’interno di un circuito prestigioso».
«Il progetto è stato commissionato – ha spiegato la cantante – dal Festival Pergolesi Spontini di Jesi, città natale del compositore. Mi è stato detto: “Rileggi il Pergolesi come vuoi”. Così ho messo su il gruppo composto dal pianista francese François Couturier, il percussionista Michele Rabbia (loro due già lavoravano su Pergolesi, ha aggiunto) e la violoncellista tedesca Anja Lechner».
Ne esce fuori una rilettura narrativa del grande compositore del XVIII secolo, formatosi alla scuola napoletana, attraverso musica sacra, danze di ispirazione popolare, arie, sonate e frammenti strumentali, nella quale appunto i Magnifici Quattro mixano stili e linguaggi diversi.
«Couturier – ha continuato la jazzista – è un improvvisatore, protagonista dell’avanguardia francese degli anni ’70, Anja Lechner è una grande artista a suo agio con la musica classica e il jazz, Rabbia è un pittore più che un musicista elettronico, sempre nuovo e al tempo discreto. L’obiettivo è stato quello di elaborare Pergolesi, non di stravolgerlo».
E l’elaborazione, nelle dieci tracce, mostra innesti variegati dove si coniugano suoni acustici e ritmi di percussioni e metalli, campionature ed elettronica in tempo reale (il laptop fa parte integrante della strumentazione).
Ad ascoltare questo lavoro ci si imbatte in suoni ancestrali che richiamano la natura (Rabbia fa emettere fruscii anche ad una busta di plastica), e nella voce di Maria Pia De Vito che culla le note soavi del pianoforte e del violoncello ed, a tratti, diviene essa stessa strumento musicale.
Ma la vera novità è lo Stabat Mater di Pergolesi (cui fu commissionata dai Cavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo per sostituire quella di Alessandro Scarlatti), tradotto dalla stessa musicista napoletana nel suo dialetto.
«Volevo – ha spiegato la De Vito – fare più mia l’opera, e cercare parole che dessero potenza a questa preghiera che è la storia di una madre dolorante per la crocefissione di suo figlio».
«Il dialetto napoletano – ha proseguito – è straordinario per questo lavoro essendo il non plus ultra dell’espressività e del colore. Sto traducendo in napoletano anche alcune canzoni del grande Chico Buarque, e possedere questa lingua è una fortuna immensa».
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autore: Ornella Esposito