Dopo lunga assenza i Blessed Child Opera tornano ad esibirsi a Napoli in occasione del tour promozionale del nuovo, recentissimo sesto album in 12 anni circa di attività intitolato The Darkest Sea e pubblicato ancora una volta dall’etichetta Seahorse recordings di proprietà del leader del gruppo, e lo fanno sul palco del Moses.
Al fianco di Paolo Messere (voce, chitarra) non ci sono i musicisti che hanno suonato sul disco ma piuttosto Matteo Dainese (batteria; già collaboratore tra gli altri di Ulan Bator, elio p(e)tri, Il Cane, Circolo Fantasma) e Matteo Dossena (basso), ed una prima cosa che emerge nitidamente nell’esibizione è che rispetto al passato i Blessed Child Opera trovano oggi vie musicali più dirette ed immediate per comunicare, spingendo sul pedale del ritmo, delle atmosfere cupe ma anche romantiche e blues, in una forma rock cantautorale ampiamente cucita sulle spalle della band, che s’è lasciata alle spalle le ultime scorie del post rock; molto ridotto rispetto al passato il lavoro sui pedali per i suoni della chitarra di Paolo Messere, in qualche circostanza l’uso del delay per la chitarra per poter adattare al trio brani che su disco suonano molto ricchi di linee strumentali, relativamente distorto il suono del basso, estremamente tecnica la batteria microfonata di Matteo Dainese che con un mixer di fianco sembra gestirsi da solo i propri suoni, in buonissima forma la voce di Paolo ed sufficiente l’accoglienza del pubblico, con un nucleo di fans storici che seguono la band da anni.
Le canzoni di The Darkest Sea, sempre in lingua inglese, assumono dal vivo stasera una vena dunque più ruvida e trascinante rispetto al disco, persino adrenalinica, con la band che più o meno coscientemente si muove su atmosfere wave anni 80 tra Sound e Cure, e derive blues – i Blessed Child Opera stanno parlando di questo disco nei comunicati stampa e nelle interviste come del più americano e meno inglese della loro intera produzione – tipo Early Day Miners e Tindersticks, laddove il disco invece è il risultato di una produzione che ne valorizza le parti notturne e semiacustiche, come la struggente ‘Blindfold’.
E poi c’è ’45 Near the Sea’, anch’essa elegante ballata semiacustica che stasera porta l’emozione in alto, mostrando il lato attualmente più “coinvolgente” della band e lanciando subito dopo ripescaggi del passato, come ‘Pimba Buona’ e ‘Pimba Cattiva’ eseguite una dopo l’altra, perfettamente inserite nella produzione nuova della band sia per suoni che per atmosfere.
‘You Can’t Teach me how to Change my Life’, che su disco non ci aveva convinto molto, e l’avevamo valutato un po’ come brano interlocutorio, invece dal vivo assume un senso nuovo, di buon spessore, mentre ‘I Looked at You’ ci riporta nella notte più buia carica di tensione, e ‘Friends Fareway’ è nuovamente malinconica.
Si crea un’atmosfera speciale, stasera, mentre i Blessed Child Opera suonano, e la notte sembra prendere vita, animarsi, e per molti degli intervenuti probabilmente è importante anche l’aver ritrovato una band in buonissima salute che torna dal proprio passato: una certezza elettrica e notturna.
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autore: Fausto Turi