Paco Stillo (Alessandro Roja) è un valente pianista, disoccupato nonostante il diploma al conservatorio che, grazie a una raccomandazione, riesce ad entrare nella polizia, dove la sua totale inettitudine lo relega tra le scartoffie del deposito giudiziario. Quando è sorpreso dal commissario Cammarota (Paolo Sassanelli) alla tastiera di un piano, Paco è coinvolto in un’avventura più grande di lui. La sua missione sarà, con il nome d’arte Pino Dinamite, di entrare nella band del cantante neomelodico Lollo Love (Giampaolo Morelli), che si deve esibire al matrimonio della figlia di un boss della camorra, dove dovrebbe essere presente anche l’inafferrabile O’ Fantasma, spietato killer cui il commissario dà la caccia da anni. Parte da qui «Song’e Napule», ilare musical thriller scritto (con Michelangelo La Neve) e diretto dai fratelli Manetti, basandosi su un soggetto di Giampaolo Morelli. Con un cast che comprende, tra gli altri, anche Serena Rossi, Carlo Buccirosso, Peppe Servillo e Antonio Pennarella, sostenuto dalle musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, mentre i brani cantati da Morelli sono di Fausto Mesolella e Peppe Servillo.
Il film è stato presentato con successo fuori concorso al Festival di Roma, dove era già stato accolto da applausi convinti fin dalla proiezione stampa, che ha visto i giornalisti «rapiti» da questo noir che mostra il mondo dei neomelodici e la Napoli dei Quartieri Spagnoli, con matrimoni che durano giornate intere. «A Napoli il matrimonio deve costare e questo nel film si vede, c’è gente che per pagare feste sontuose si indebita con gli strozzini, o con le banche, che poi non c’è molta differenza», dice infatti l’attore, per spiegare che solo i boss della mala possono permettersi un concerto privato di un cantante neomelodico ai loro matrimoni.
«Avevo da sempre due sogni», rivela Morelli, «volevo raccontare il mondo dei cantanti neomelodici al di fuori dei cliché che li vorrebbero tutti connessi con la camorra, sottolineando invece il loro incredibile rapporto con i fan, che conoscono uno per uno. Ci sono tanti artisti che vivono della loro arte, e per questo capita che vadano a matrimoni di affiliati alla camorra, ma a Napoli c’è gente e artisti onesti, per fortuna».
Il progetto è nato quando Morelli ha fatto con i Manetti «L’Ispettore Coliandro»: «Ho visto come loro, romani, siano stati capaci di inserirsi nella realtà bolognese, capendone a fondo le dinamiche, ho deciso che dovevo portarli anche a Napoli. Così li ho attirati con la promessa di fargli provare tutte le nostre specialità culinarie, tanto gradite che ora, mentre stanno lavorando a Roma, se le fanno portare da Napoli, perché ero sicuro che avrebbero raccontato la città come nessun altro aveva saputo fare dai tempi di Nanni Loy. Avevo ragione!».
Come di consueto nella cinematografia dei Manetti Bros., «Song’e Napule» è un frullato di stili e generi, in questo caso abbiamo una commedia poliziesca che occhieggia tanto ai «poliziotteschi» italiani degli anni ’70, quanto a titoli americani come «Beverly Hills Cop» e serie televisive come «Starsky & Hutch»: «Come spettatori siamo sempre stati innamorati dei film che mescolano commedia e vita di strada – confermano i fratelli Marco e Antonio Manetti – poi questo è un genere che maneggiamo piuttosto bene». «Il progetto di Giampaolo ci piaceva, ma il merito deve andare tutto al produttore Luciano Martino, che in “Song’e Napule” ha creduto fin dall’inizio e ci ha sostenuto pienamente, convincendoci che davvero potesse essere un buon film».
«Siamo fieri di dedicare a lui questo film», concludono gli autori, «Martino è morto in Kenia lo scorso agosto, questo è stato il suo ultimo lavoro di produttore, un produttore che ha sempre creduto in noi e ha saputo guidarci nella nostra carriera, spingendoci anche su territori dove non eravamo sicuri di potercela fare».
fonte: Agenzia Web