A tre anni dal buon Relentless Retribution che aveva loro restituito una parte della vecchia fama e consolidato la loro ormai ventennale reputazione di ex ragazzi prodigio, i Death Angel ci riprovano nel 2013 col nuovo The Dream Calls For Bood, uscito questo mese per la Nuclear Blast, album che nulla aggiunge e nulla toglie alla lunga e frammentaria carriera dei thrasher di San Francisco. Ancora una volta lo stampo imposto alle canzoni dell’album è quello di un thrash metal senza troppi fronzoli dalle sonorità moderne, sulla scia del buon predecessore, con spinte di puro speed metal a dar vigore alle composizioni condite da particolare attenzione melodica e da ritornelli che non tardano a rimanere impressi nella memoria grazie alla voce incendiara e urlata di Mark Osegueda.
L’opener Left for Dead si impone all’ascoltatore con un arpeggio inquietante che si articola in una delle canzoni più belle del disco, merito della linea melodica indovinata e degli assoli di chitarra armonizzati e precisi nel loro divincolarsi all’interno del brano, e sulla stessa scia proseguono la successiva Son of the Morning, con un assolo che sembra, ahimè, rubato a Kirk Hammet, e Fallen col suo tempo assassino scandito dal preciso drumming di Will Carrol (in formazione dal 2009), fino alla title track, anch’essa fra le migliori del lotto, che in perfetto stile Death Angel mantiene buona la media dei brani contenuti nel nuovo lavoro, testimoni la bella Execution/Don’t Save Me, per chi scrive la migliore della scaletta, uno dei brani più belli dei Death Angel post-reunion (insieme alla bellissima Claws in so Deep del precedente Relentless Retribution), e le ordinarie ma più che discrete Detonate, impreziosita da una epica intro di chitarra elettrica, e la conclusiva Territorial Instinct/Bloodlust che sembra concludere oltre che il disco, il discorso incominciato con la prima canzone, che nei suoi oltre sei minuti di durata seguiti da un arpeggio acustico, mette in mostra le migliori doti dei musicisti, specie dei chitarristi, soprattutto nei minuti introduttivi e nella sezione finale.
I Death Angel sono una band del passato degna di nota grazie ai suoi primi tre dischi, che ha fatto parte della storia del thrash metal senza stravolgerla. The Dreams Calls For Blood è un disco dignitoso e molto piacevole, ma per niente indispensabile; chi ha amato e ama ancora i Death Angel non dovrebbe privarsene, perchè qui i suoi beniamini svolgono bene il loro mestiere con canzoni orecchiabili, nei limiti in cui il genere permette, con riff e melodie indovinate e a tratti travolgenti, ma chi non li ama o si aspetta un lavoro o una sorpresa alla pari di The Dark Roots of Earth, Feast o The Electric Age (rispettivamente le ultime uscite di Testament, Annihilator, Overkill) passi oltre senza rimpianti.
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autore: Nicola Vitale