Il ritorno dei campioni del rock positivo in una indimenticabile serata milanese.
Sold out da giorni, l’unica data degli Editors in Italia, come al solito a Milano (unica città delle uniche date italiane), si apre all’Alcatraz con una bellissima sorpresa: platea piena (migliaia di persone) e gruppo supporter di altissimo livello, i Balthazar, che alle 20 (insolitamente presto per un concerto non da festival) aprono le danze con i loro meravigliosi pezzi tutti giocati su cori di voci dissonanti e ritmo sempre in levare.
Poi, alle 21.30, accompagnati dalle note introduttive di The Weight, il primo pezzo del nuovo disco, entrano gli Editors. Si capisce subito che vogliono far dimenticare la prestazione non troppo brillante del 2010 sempre a Milano, al Palasharp, in occasione del tour di In This Light and on This Evening.
Sugar, il pezzo più suadente e complesso di The Weight of Love, come primo brano in scaletta serve subito ad ammaliare, e Someone Says (dal primo disco The Back Room) soltanto a riscaldare. E’ con Smokers (come la chiamano affettuosamente i fans) che comincia davvero il concerto, e chi c’è stato intuisce che sta per rivedere lo splendore e la forma che gli Editors mostrarono sempre qui, all’Alcatraz, nel 2008 quando erano ancora semisconosciuti in Italia benché al tour del loro disco più famoso e bello, An End has a Start.
Segue Bones, sempre dal secondo album, e poi i suoni campionati fanno capire ai fans che sta per aprirsi una finestra sul terzo disco, In This Light and on This Evening, quello con cui i quattro londinesi (oggi cinque, dopo l’uscita di Chris Urbanowitz e l’ingresso del nuovo chitarrista Justin Lockey e del tastierista Eliott Williams) stupirono e in parte delusero il loro pubblico. E infatti arriva Eat Raw Meat, uno dei singoli di quel disco, seguito da un pezzo meno eclatante del nuovo disco, Two Hearted Spider, ma tra i più suggestivi ed epici, che nella versione dal vivo assume nuova vita e conquista tutti, soprattutto grazie alla voce di Tom Smith, che negli acuti sostenuti finali incanta tutti. Ma siamo solo ai primi colpi.
Si continua con You don’t Know Love Like You Used to, sempre da In This Light and on This Evening, che grazie alla batteria vera e non campionata di Edward Lay conquista nuova personalità, assente nella versione in studio. C’è poi un altro momento per il primo disco, (che sarà il più trascurato in scaletta) con All Sparks, e poi arriva la parte centrale, densa di emozioni impreviste. Anzitutto Formaldehyde, splendido pezzo dell’ultimo disco, seguito da A Ton Of Love, che alla sua prima uscita (almeno per il pubblico italiano) diventa subito quello che era destinato ad essere: un classico degli Editors, un pezzo di incredibile energia dal vivo, capace di far saltare il pubblico sin dalle prime note, capace di farli cantare in coro come rimbambiti (vista anche la facilità del ritornello).
A Ton of Love è sicuramente il pezzo più rock degli Editors, il più “da stadio” e sarà, c’è da giurarlo, una pietra miliare di tutti i loro prossimi tour. Si rallenta un po’ il ritmo con Like Treasure, bella ma non entusiasmante nella sua versione dal vivo,e poi ecco esplodere la platea con An End Has A Start e subito dopo Bullets, il primo vero storico classico della band.
Siamo a livelli di ritmo, energia, entusiasmo, calore, successo, elevatissimi, i più alti visti dagli Editors nelle loro (poche fin qui) tappe italiane. Arriva In This Light and on This Evening, il pezzo più Joy Division della band, tirato al fulmicotone, e poi una pausa, suadente e malinconica, con The Phone Book, suonata interamente in acustico dal solo Smith, con assoli finali ecoizzati di Lockey, per un momento di suggestione e evocazione che rende ancora più ricco il menù della serata.
La prima parte si conclude con Munich, e infine con Racing Rats, e fin qui il concerto sarebbe già meraviglioso. Tom Smith è al meglio di sé, la sua voce è vivissima, entra fin dentro le canzoni, le interpreta con sofferenza, e lui intanto salta, balla, sale sui piano, sembra volersi divorare la folla ma non può riuscirci, e allora si dimena ancora di più. Il resto della band c’è e sostiene, ma è inevitabilmente in secondo piano rispetto alll’incontenibilità di Tom.
La band riprende dal bis con Honesty: e qui dà il meglio di sé (soprattutto, inutile dirlo, Tom) perché trasforma una canzone che nel disco è appena sufficiente in uno dei più travolgenti brani del concerto. Honesty infatti sin dalle prime note sembra trasformata, non è più un pezzo pop ma diventa rock puro, non pesante ma intenso, commovente, in particolare quando nel crescendo finale Tom tocca note e corde potentissime, da brividi.
Segue Bricks and Mortars, non indimenticabile benché superiore, come gli altri pezzi di In This Light and on This Evening eseguiti nella serata, alla versione in studio, e poi si arriva a uno dei momenti più belli: prima una Nothing nella sua terza (almeno fin qui) versione conosciuta, quella più rock, con un ritmo cavalcante di batteria e chitarre, che trasforma letteralmente il pezzo tutto archi e melodia che si trova in The Weight of Love; e infine, attesa ed annunciata, Papillon, in una versione tirata, lunghissima, che si conclude fra le mani alzate del pubblico comandato ormai da Tom che svetta su tutti ed è all’apice della sua tensione creativa e musicale.
Alla fine, tutta la band saluta, divertita e emozionata visibilmente dalla risposta calda e affettuosa del pubblico milanese. Il concerto si chiude, ed anche se come sempre si lascia desiderare ancora qualche pezzo (qui in particolare mancherebbero all’appello Escape the Nest, la nuova Hyena e più di tutte Fingers in the Machine, fino a questo tour il pezzo conclusivo di tutti i loro concerti) bisogna dire che la scaletta è quasi perfetta: ci sono i singoli dei primi due album, i singoli e le canzoni più significative del penultimo (forse troppo sovraesposto rispetto agli altri due) e sette canzoni del nuovo, come è giusto che sia in un tour promozionale. E comunque, ci sono (a parte i pochi casi detti prima) tutte ma proprio tutte le più belle.
Gli Editors insomma al loro quarto album hanno raggiunto un bagaglio di pezzi che li rende, dal vivo, in questo momento la band dalla resa migliore sulla piazza, grazie al loro affiatamento e grazie a una personalità sicuramente eccezionale come quella di Smith. Il futuro, a questo punto, è decisamente dalla loro parte.
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autore: Francesco Postiglione
LA SCALETTA:
intro: The Weight
Sugar
Someone says
Smokers outside the hospital doors
Bones
Raw Meat
Two hearted Spider
You don’t know love like you used to
Sparks
Formaldehyde
Ton of Love
Like treasure
An end has a start
Bullet
In this light and on this evening
The Phone Book
Munich
Racing Rats
Honesty
Bricks and mortars
Nothing
Papillon