L’idea di rubare il nome ad un parassita intestinale è rock. La copertina che ricorda un frontespizio di una sepolcro monumentale è rock. Il verde acqua/acido della copertina è rock.
Gli Hookworms sono rock? Sono in cinque e vengono da Leeds, quella città accerchiata da tutto il Regno Unito, incastrata nel bel mezzo della mappa. Ad un primo ascolto questo album omonimo, che succede ad un EP del 2011 passato quasi inosservato, pare possa annoverarsi nella sezione. C’è una consuetudine forte che, non solo in Inghilterra, è carne e sangue di ogni ventenne propenso ad imbracciare una chitarra a bobina singola o a giocare con una X3 Korg ed è quel misto di incoscienza nata dalle menti di Spaceman 3, dalla figura di Jason Pierce, dal bruitismo congelato dei Jesus & Mary Chain, dalla neo-psichedelia e dal noise minimalista (Suicide) che oramai si è fatto uomo adulto.
Di rimando i padri vengono ogni qualvolta riesumati e quindi Pink Floyd, Moody Blues, Barrett, Doors, Iggy Pop sono oggetto di tripudio e ammirazione.
Gli Hookworms hanno prodotto un album veramente attraente, non solo per il sound condensato in questi interstizi storici, ma per il riempitivo melodico di cui questo esordio uncut è pregno.
A dirla tutta un pezzo come Preservation – avvolto poi nella inafferrabile ii – che non aggiungerebbe nulla al già graffiato nel secolo scorso, mutua piuttosto una luminosità dalle migliori intenzioni rumoristiche, conservando cielo e terra, lunghezza e durata contro franchezza di espressioni.
C’è il rock, quello che stimola una carrellata diluita, un piano sequenza alla Terry Gilliam per intenderci, su cui si è formata una figura come quella di Form and function. C’è il comfort psych-gonzo di In our time che fa leva su brandelli di materia striata viaggiante in una spirale di crescita, quasi a senso unico di uscita. C’è il raccoglimento mistico di Since we had changed che si staglia sulla semplicità di un probabile riqq ostinato. Altro non c’è, ma basta per intenderci di che pasta parliamo.
Il calco degli Hookworms è bell’impresso sulla strada che porta alla memoria.
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autore: Christian Panzano
Ascolta l’Ep del 2011: