Andrew Hung e Benjamin John Power arrivano in Italia a distanza di 4 anni dall’uscita del loro acclamato album ‘Tarot Sport’ per presentare finalmente l’attesissimo seguito, ‘Slow Focus’ uscito il 22 luglio via ATP Recordings e già acclamato dalla critica e dal pubblico come uno dei migliori album del 2013!
Queste le tappe:
24 Settembre a Roma presso il Circolo degli artisti
prevendite: greenticket.it
25 Settembre a Bologna presso il Locomotiv
Ingresso: 15 euro
www.fuckbuttons.co.uk
www.facebook.com/pages/Fuck-Buttons/328461343853034
Ci sono eventi che possono cambiare il destino di un gruppo indipendente: un’apparizione eclatante o una raccomandazione impeccabile possono fornire gli strumenti necessari a spiccare quel tanto sospirato volo. Per i Fuck Buttons il momento è ora topico e con la pubblicazione prevista per il 22 luglio 2013 del terzo album intitolato “Slow Focus” – ancora per il fidato marchio ATP Recordings – è tempo di capitalizzare le recenti esperienze.
Una di queste in particolare ne ha segnato il passo: dopo la svolta apparentemente più friendly di “Tarot Sport” del 2009 – làddove i ritmi erano divenuti più nevralgici e l’ipotesi dancefloor affatto remota – è arrivata la cerimonia d’apertura dei giochi olimpici del 2012, nella cornice suggestiva e spettacolare della capitale inglese. Scelto dal regista dello spettacolo inaugurale Danny Boyle su diretto suggerimento degli Underworld, il duo di Bristol si ritaglia uno spazio vitale nella kermesse che apre la manifestazione, in un gioco mediatico che ha creato un lasciapassare alla notorietà su più ampia scala.
Ci sono voluti ben quattro anni per poter ascoltare il nuovo album, Benjamin John Power ed Andrew Hung hanno impiegato il tempo necessario a dare un successore al premiato dittico che ne aveva costruito la piccola leggenda. C’è una regola fondamentale nella loro musica, lo scambio di informazioni in diretta. I due hanno composto ‘from scratch’ tanto per usare la terminologia cara ai colleghi d’oltreoceano. Nessuno scambio serrato di file, ma una dimensione che rispettasse il più possibile l’intensità dei loro live, dove le macchine sono analogiche, le percussioni reali e l’impianto fisico insindacabile. “Dobbiamo essere sempre nella stessa stanza quando occorre scrivere e comporre”.