L’imprevedibile è poliedrico artista irpino ha aperto i lavori della settima edizione del festival “AdriaticoMediterraneo”. Gli organizzatori hanno deciso di far partire la manifestazione non con un concerto bensì con un reading.
Vinicio Capossela non ha mai nascosto la sua passione per il rebetiko e le musiche che provengono dal sud Europa, da quando il paese ellenico è stato strozzato dalla troika si è quasi trasformato in un antropologo/sociologo/etnomusicologo (d’altronde sul palco ha sempre dimostrato una notevole duttilità nel vestire i panni di personaggi tra i più diversi) ed è voluto andare in Grecia per capire le origini e i risvolti della crisi. Questa sua curiosità ha fruttato l’anno scorso l’ottimo disco “Rebetiko gumnastasa” e quest’anno il libro “Tefteri – Il libro dei conti in sospeso”.
Lo spettacolo del sabato sera è stato proprio incentrato sulla lettura di varie parti di questo testo, inframmezzata da alcune canzoni. Nella suggestiva cornice della Corte della Mole, in poco meno di due ore Capossela ci ha fatto lezioni di etimologia, spiegandoci l’origine greca di termine come crisi e soprattutto ci ha fatto viaggiare lungo i percorsi che vanno dall’Anatolia a Creta e giungono in Grecia, per farci capire l’origine del rebetiko, la musica dei ribelli che si canta in coro ma che si balla da soli.
Attraverso le parole di amici e musicisti greci Capossela ci ha poi fatto capire che la Grecia è un esperimento, probabilmente esportabile, dei furti realizzati direttamente nei conti correnti bancari, metaforicamente parlando, perché realmente ci hanno pensato i potentati liberisti a gettarci nella melma. Una melma cui sono giunti per primo i greci, il popolo da cui è nata la civiltà e che oggi è il principale portavoce di ciò che sta accadendo all’uomo occidentale.
Durante le letture Capossela ha inserito come sottofondo alcuni brani ellenici, mentre tra le canzoni che ha cantato le più coinvolgenti sono state “Vinocolo”, con il suo fido chitarrista, Alessandro “Asso” Stefana, che ha dato un tocco magico al brano, e “L’aedo” caratterizzata da un bel finale in crescendo.
Un reading molto impegnativo, che avrà posto molti dubbi e perplessità sulla crisi al numeroso pubblico che vi ha assistito.
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autore: Vittorio Lannutti