Primo giorno del Neapolis Festival, prima dell’headliner Tricky sale sul palco un trio di Pesaro, ai più (della platea) sconosciuti. Bastano poche canzoni per mostrare il sound ruvido e potente della band, bastano attimi affinché si capisca quanto meritino di sfasciare non sono piccoli pub messicani ed europei, ma molto, molto di più.
Facciamo un passo indietro prima di cominciare. Chi sono i Soviet Soviet? Cosa rispondereste a chi oggi se lo chiede?
Siamo un gruppo di amici. Abbiam voluto suonare insieme ed il risultato è la musica che facciamo, la quale non è stata pensata o ragionata; non è che abbiamo deciso di fare post-punk o shoegaze. Ci siam trovati a Pesaro e volevamo suonare, senza pensare di far date, tour o altro. Abbiamo iniziato a suonare da amici, il rapporto d’amicizia è continuato ed adesso siamo un bel gruppetto e suoniamo insieme. E’ una cosa lineare, nessun progetto alla base prima di iniziare a suonare insieme.
Comunque in Italia siete un po’ nascosti, anzi siete una di quelle band che all’estero suona più che in Italia. Perché? Cos’è che l’Italia non offre a gruppi come voi?
E’ una questione di pubblico e di attenzione dedicata da parte di media come la radio, le testate giornalistiche. E’ una questione di gusti. Se tu ascolti musica e segui la musica, vedi come va in Italia, sai cosa va in Italia, sai le major cosa fanno, sai chi riempie i locali, fai 1+1 e ritrovi la risposta. Noi facciamo una marea di date fuori, magari Gue Pegueno non ne fa tante.
Nell’ambito del “suonare” invece, cosa c’è di diverso tra il suonare al Neapolis o suonare in un pub all’estero?
Il Neapolis è una bella realtà. Come organizzazione e via dicendo è fantastico. Certe situazioni ci sono sia in Italia che all’estero. Diciamo che il pubblico fa la differenza. All’estero la situazione cambia molto in ambito di club piccolini, lì la gente è più carica. E’ sempre un punto interrogativo, qui ci sono tante realtà bellissime, festival organizzati bene, strutture bellissime, ma poi alla fine è la gente che deve venire. Se la gente se ne sbatte, ha altre caratteristiche, altri hobby, non viene. Vedi stasera. E’ una questione di interessi, punto e basta. Con un po’ di testa si può fare qualcosa che funziona in Italia, ma alla fine non è lavorare come vogliamo e come ci piace. In Italia comunque la situazione è cambiata, già a differenza di due anni fa noi siamo molto più conosciuti. Noi abbiamo cominciato a riempire i localini fuori e poi a suonare in Italia. Non è che abbiamo iniziato a suonare in Italia e poi ci hanno esportato. Noi siamo andati via prima.
Ed è particolare, come caso.
Il nostro genere è più richiamato all’estero. Vuoi per il cantato in inglese, vuoi per il genere in sé e per sé. In Italia va più il cantautorato, il cantato in italiano, quella elettronica dance low-fi, il rap o l’hip hop. Tutte cose lontane da noi.
E’ interessante anche notare che molti gruppi, in Italia, che suonano più o meno come voi hanno quasi un blocco, una paura a suonare fuori Italia.
Noi siam fortunati, allora, ci è andata bene. Ci son cose che faremo ancora all’estero. Accompagneremo gli A Place To Bury Strangers in Russia ed in Ucraina, faremo date in Portogallo, si parlerà forse di arrivare oltreoceano. Noi lavoriamo, dipende da come verrà accettato il nostro primo LP di Ottobre. Intanto facciamo questi festival, facciamo pratica e proviamo i pezzi nuovi, poi vediamo come va.
Il bello è che avete suonato addirittura in Messico. Era sold out.
Per noi è la soddisfazione più grossa. Fare sold out in Messico o fare sold out qui – è bello uguale – ma fare il tutto esaurito all’estero è ciò che cerchiamo noi. Fa un certo effetto andare a suonare oltre oceano ed oltre il confine d’Italia e vedere il locale pieno quando per dire, suoni vicino casa e non riesci a riempirlo. Dici “cazzo vado oltre le Alpi e faccio sold out”, è strano.
Com’è nata questa cosa del Messico?
Ci hanno chiamato loro. Avevano una piattaforma dove i vari fan facevano richiesta per portare i gruppi a suonare. Per dire, sopra di noi c’erano i Foo Fighters e gente veramente grossa. Loro hanno ricevuto tante richieste sul sito, più richieste arrivano dai fan più cercano di portare il gruppo. Funziona così: il fan che vuole vedere il gruppo comincia a pagare il biglietto in prevendita, così loro con questi soldi cominciano a pagare il biglietto aereo, che comunque è costoso, e così via. Poi un’altra mano gliela dà la Moviestar, che è una multinazionale immensa. E’ una cosa organizzata da ragazzi tra i 20-25 anni. In Italia sarebbe stato diverso. Quando qui devi cercare uno sponsor sembra che devi tagliarti le vene, non ti sponsorizza l’alimentari sotto casa, figurati se chiami la Tim se ti sponsorizza. In Messico a due ragazzi gli hanno dato la Moviestar che è come da noi la Tim. In Italia è così, la SIAE poi ti ammazza perché devi pagare le tasse, se non le paghi fanno un controllo e ti fanno un culo così, a mezzanotte arrivano i vigili perché il tizio sul condominio chiama i Carabinieri. In Italia è così, in Messico puoi sfasciare un locale e sono tutti contenti. E’ una questione di mentalità che cambia il concetto di musica nelle persone. Se io fossi nato in un altro paese avrei vissuto anche la musica diversamente.
C’è stata anche una petizione, ultimamente, rivolta al Ministro della Cultura per cambiare le leggi sulla musica dal vivo.. Possono cambiare le cose?
Si spera. Io da musicista non posso far altro che sperare che cambi, se pensassi che non ci fosse proprio alternativa mi prenderebbe male. Dipende tutto dalle persone: suoni al Neapolis davanti a duecento persone e ai tavolini cento persone a bere un drink; questo già ti fa capire la mentalità delle persone. Gente che paga 20 e più euro per star seduto a bere, fa strano come situazione.
Ora una curiosità: a primo impatto sembrate davvero non italiani; eppure… avete partecipato al tributo agli 883 di Rockit. Perché?
Ci mancherebbe! Quella di Rockit è nata come un gioco nostro. Ci siam divertiti a registrarla, è stata la nostra prima cover dopo “Curami” dei CCCP. Ci hanno anche chiesto se avessimo cominciato a cantare in italiano, dopo quella canzone. Noi ci piacciamo così, al massimo facciamo altre cover sempre di Pezzali! (ridono).
Prossimo album? Cosa avete intenzione di fare?
Abbiamo già fatto tutto! Dobbiamo solo fare il video per il singolo. Uscirà a fine Ottobre. Stiamo mettendo a posto gli ultimi dettagli, dobbiamo far le foto, le piccolezze per la stampa e poi uscirà tutto.
E via col mega tour.
Speriamo!
autore: Alessandro Caiazzo